Ogni giorno dobbiamo combattere per allontanare lo stress e mantenere il buon umore. Anche se piove, si è scaricata la batteria dell’auto e c’è l’ennesimo sciopero dei mezzi. Se tutto si può sopportare, ci sono alcune cose che proprio farebbero perdere la pazienza anche al più pacato dei santi. Tipo queste.
Le file, croce e delizia dell’italiano medio. Che si tratti di Gardaland, del salumiere o dell’uscita del nuovo iPhone, ci sarà sempre qualcuno che farà il furbo. Passandoci davanti con nonchalance alla prima distrazione, o arrivando dal nulla unendosi al gruppo di persone che ci precede adducendo scuse puerili tipo: “eh sa… mi tenevano il posto”.
Whatsapp è uno strumento meraviglioso e incredibilmente versatile, per lo meno se usato in maniera intelligente. Peccato che non tutti abbiano capito che la presenza di una quantità mostruosa di caratteristiche non impone necessariamente il loro uso e – soprattutto – abuso. Per intenderci, è accettabile mandare un breve messaggio vocale, magari mentre si sta guidando, a patto che non superi i 10 secondi. Oltre questa soglia, chi lo riceve ha il diritto di ignorarlo. E di rimuovervi dagli amici. Esattamente come se usate il gruppo WA dei genitori non per le emergenze scolastiche ma come un raccoglitore di GIF e meme vari.
Partiamo dal presupposto che gli operatori ecologici che svuotano i cassonetti e cestini dai cortili dei condomini sono a tutti gli effetti degli eroi, che ci ripuliscono dall’immondizia e dal relativo tanfo infernale. Non si capisce però perché i superpoteri si manifestino solo ed esclusivamente fra l’alba e l’ora in cui si va in ufficio, svegliando i comuni cittadini con una sinfonia di vetri rotti e costringendoli a snervanti attese dietro alla fetida camionetta.
Il parcheggio o, meglio, la sua assenza, è un dramma vissuto quotidianamente da milioni di persone. Ore e ore spese a girare alla ricerca non dico di un vero e proprio parcheggio, correttamente delimitato da strisce da strisce bianche, ma anche solo di uno spazio ampio a sufficienza e non contrassegnato come “rimozione forzata”. Durante queste ricerche il momento peggiore è quando l’illusione di aver scovato uno spazio libero si infrange contro la visione di una moto. Per la miseria, ma non potevi metterla su un marciapiede?
Il contante, nel 2018, dovrebbe essere un ricordo del passato. Ormai le carte di credito sono diffuse ovunque e non bisogna nemmeno più strisciarle, firmare e perdere tempo: basta avvicinare al POS e la transazione è fatta, senza perdere tempo a contare banconote, verificarle e dare resti.
Nonostante questo, sono ancora tantissimi fra esercenti e consumatori a preferire la visione del cash al passaggio di denaro elettronico. Non sarebbe nemmeno un grosso se non fosse che il marketing ormai da anni ha imposto di usare prezzi “furbi”, come il 19.99 che se da un lato dà la percezione di spendere meno di 20 euro, in pratica ci fa perdere tempo e appesantisce il portafoglio di monetine praticamente inutilizzabili: le macchinette automatiche si rifiutano di accettarle e nessun esercente sano di mente si metterà a contare uno a uno i cento centesimi necessaria a un semplice caffè.
C’è chi non si fa troppi problemi nello stendere i panni e chi lo considera un compito particolarmente fastidioso, al limite della tortura. In entrambi i casi, a mandare ai matti persone solitamente equilibrate è lo scoprire, per l’ennesima volta, che il numero dei calzini stesi è inspiegabilmente dispari.