VERO, il social network a pagamento - Hydrogen Code
marzo 5, 2018

Proprio mentre Facebook sta cercando di ritrovare la sua identità con mille modifiche agli algoritmi e alla sua interfaccia, il miliardario libanese Ayman Hariri e i suoi soci lanciano un nuovo social network, Vero

La promessa è quella di una nuova app per comunicare con le persone più importanti per ciascuno di noi, incentrato sul rispetto per la privacy, senza algoritmi che ordinano il feed e privo di pubblicità. La domanda sorge spontanea: come fanno a guadagnare gli azionisti? Semplice: dagli abbonamenti. Al contrario della maggior parte degli altri social, infatti, Vero non potrà essere fruito in maniera gratuita. La strategia di lancio prevedeva l’abbonamento a vita gratuito per il primo milione di utenti registrati, un tetto che è stato raggiunto in 24 ore, non senza difficoltà tecniche che hanno creato problemi e disservizi, che proseguono nel momento in cui scriviamo. Per “scusarsi” il fondatore ha esteso l’abbonamento gratuito anche ai nuovi iscritti, senza specificare quando scadrà la “promozione” e sarà quindi necessario mettere mano alla carta di credito per usare Vero.


 

Quanto abbiamo detto è sufficiente per giustificare un fio mensile da pagare? Difficile dirlo. L’interfaccia non è troppo differente da altri social, fatta eccezione per il look essenziale e a tinte cupe della sua interfaccia, che sembra preso di peso da Black Mirror, un po’ come il logo dell’app. Anche sotto il profilo delle funzionalità, Vero sembra concentrarsi sulla condivisione di contenuti non testuali. Quando si crea una nuova “Pubblicazione” (così sono definiti i post) si può specificare se si tratta di una foto scattata dallo smartphone, un link, un brano, un filmato, un libro o un luogo. Selezionando un’opzione verremo portati a un motore di ricerca che ci permetterà di indicare il contenuto che stiamo utilizzando (o che vorremmo utilizzare) e consigliarlo, o meno, aggiungendo un commento testuale.



L’integrazione con Apple Music permette di ascoltare un estratto della canzone o, in caso di abbonamento a Apple Music, ascoltarla tutta o aggiungerla alla playlist. Un dettaglio che fa intuire come il modello di business potrebbe andare oltre il semplice abbonamento e prevedere magari l’acquisto di film, libri e prenotazioni in ristoranti e teatri. Qualche maligno potrebbe anche arrivare a sospettare che la strategia di regalare gli abbonamenti sia solo una strategia di marketing atta a creare interesse e urgenza intorno a Vero. O a distogliere l’attenzione dalla poca stabilità dei server che ancora non sono in grado di reggere il carico, nonostante i clienti siano poco più di un milione, una minuscola frazione di quanti ne gestiscono agilmente social più maturi. 

Sicuramente, per gli investitori quelle tecniche non sono le uniche magagne da affrontare. Il fondatore e CEO Ayman Hariri, figlio dell’ex primo ministro libanese Rafik Hariri, nonostante abbia ereditato 1,33 miliardi di dollari dal padre è accusato non solo non aver pagato oltre 30.000 dipendenti della ditta di costruzioni Saudi Oger (di cui è CEO), ma anche di averli fatti alloggiare in strutture fatiscenti, senza acqua e cure mediche a loro disposizione. Proprio per questo su Instagram si è diffuso l’hashtag #deletevero. Curioso come nonostante le tante promesse di trasparenza, per disinscriversi da Vero bisogna inoltrare una richiesta al team di assistenza, mancando un’opzione per “cancellarsi” con un click. Non proprio il massimo per un’app che considera la trasparenza e il rispetto della privacy come i suoi punti di forza.

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