Il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso.
(attribuita a Confucio)
Il fatto che la transizione digitale per le aziende italiane vada a rilento è una cosa ormai nota e, apparentemente, un problema difficile da sormontare. I motivi sono molti e tutti più che noti, dalla carenza delle infrastrutture alla pressione fiscale. Tutte le cose che si possono sentire in una qualsiasi conversazione di una qualsiasi delle migliaia di PMI, le Piccole e Medie Imprese, che ogni mattina aprono i loro negozi e uffici. Se da un lato strumenti giuridici e amministrativi come le SRL a capitale limitato, le startup innovative e le PMI innovative permettono di creare molto facilmente piccole o micro imprese nel mondo digitale, i dati ISTAT ci raccontano qualcosa di diverso.
Le PMI digitali sono una minoranza
Il tessuto imprenditoriale italiano è ancora costituito per la maggior parte da imprese tradizionali – spesso di piccole o medie dimensioni – che con il mondo digitale hanno un rapporto di indifferenza, nella migliore delle ipotesi. Nemmeno incentivi come i voucher digitali per le PMI sembrano spostare più di tanto l’interesse dei piccoli e medi imprenditori. Nella maggior parte dei casi non si tratta di tecnofobia: gli addetti ai lavori sono abituati a pensare all’imprenditore della PMI come a una sorta di uomo primitivo, arroccato sulle sue convinzioni e deciso a continuare a girare intorno al monolito del Digitale brandendo femori.
Cosa che in pochi ma molto coloriti casi può essere anche vera. Nei fatti però è una visione ben lontana dalla norma: nella maggior parte dei casi la digital transformation nelle PMI procede a rilento per altre ragioni.
Digitale e PMI: nulla di difficile
Possiamo raggruppare queste ragioni in tre “T”: Timore, Tempo, Tradimento.
Molte aziende che non appartengono al settore sono intimorite dalla tecnologia; altre pensano di non avere le risorse, o il tempo, di mettersi a seguire anche gli aspetti legati alla trasformazione digitale. Altre ancora, infine, hanno avuto esperienze non troppo edificanti in passato e valutano le strategie in base a queste.
Sono tutti aspetti in qualche modo legati al passato: oggi la tecnologia è estremamente semplice e alla portata di tutti. Spesso basta farsi indicare la giusta direzione da un partner o un consulente.
Per quanto riguarda il Tempo, la questione è un po’ più complessa: uno dei compiti del Digitale infatti dovrebbe essere quello di farci risparmiare tempo, non il contrario. Quello che spesso è complicato da percepire è che bisogna investire un po’ di tempo all’inizio per liberarne molto dopo. C’è una vecchia vignetta che lo spiega benissimo:
L’ultimo aspetto è quello più critico: l’azienda ha già provato a fare qualcosa ma è andata male. L’imprenditore, che nel caso delle PMI spesso coincide con il decisore, ha perso fiducia nel mondo digitale. Ma tutti meritano una seconda opportunità, no? L’importante è rendersi conto che le cose cambiano, velocemente pure, e magari fare un nuovo tentativo con persone differenti. Tutti i casi hanno comunque un denominatore comune: essere guidati a fare le scelte giuste è fondamentale, sia dal punto di vista strategico, sia dal punto di vista della vivibilità del cambiamento.
Evoluzione digitale: da dove si comincia?
Prima di passare ai consigli pratici, fissiamo un punto fermo: in un tessuto imprenditoriale come quello italiano, con migliaia di sfaccettature e specificità, non è possibile ragionare per formule e, per molti aspetti, sperare di riuscire a farlo è uno spreco di tempo e di energie. Quindi, rubando un termine alla filosofia, gli archetipi possono funzionare, ma gli stereotipi sono un disastro. In altre parole, applicare pedissequamente una strategia che ha funzionato per altri, che sia a un metro o a diecimila chilometri dalla nostra azienda, è quasi ineluttabilmente una discesa agli inferi.
Il primo passo è capire cosa ci serve. Possiamo farlo in due modi: cercando di capire cosa potrebbe funzionare meglio con il Digitale e soprattutto cosa si aspettano i nostri clienti (o come li possiamo sorprendere!).
Per esempio, una semplicissima chat via smartphone può essere più utile di un intero sito Internet se abbiamo clienti abituali che vogliono un modo rapido di comunicare. Ascoltiamoli, e ascoltiamo la nostra azienda: la soluzione è quasi sempre in quello che sentiremo.
Non facciamoci intimidire dalla tecnologia: spesso, in particolare nel mondo delle Piccole e Medie Imprese, l’infrastruttura è quasi irrilevante in funzione del risultato. Si può iniziare molto facilmente con un semplice smartphone e vedere come le persone rispondono. Per mettere in piedi sistemi sicuramente migliori, ma molto più complicati, ci sarà tempo.
Per cominciare, spesso, basta quello che abbiamo già o che possiamo avere facilmente. Vogliamo dare libero accesso al Wi-Fi per clienti o visitatori? Quasi tutti gli apparati permettono di attivare una rete “Ospiti”. Un rapido intervento di un esperto o del nostro tecnico e il gioco è fatto. Ma dobbiamo essere attenti anche a comunicarlo nel modo giusto, in modo che le persone che ci conoscono, prima degli altri, sappiano che la nostra impresa si sta avvicinando al Digitale e possano apprezzare i nostri sforzi.
Internet e PMI: quanto e come mi serve essere presente?
Al di là delle risposte a effetto o troppo scontate, c’è una sola verità con la quale non possiamo sbagliare: ascoltiamo le esigenze dei clienti, dell’azienda stessa e le nostre. Internet, così come il mondo fisico, sono letteralmente sovraccarichi di manuali che tentano di spiegare la “rivoluzione digitale” per le imprese. Alla fine, ci sono due soli parametri che dobbiamo considerare:
come il Digitale migliora il lavoro
come il Digitale migliora il rapporto con le persone
La seconda voce, la celebre esperienza utente, in realtà è una metrica estremamente quantitativa. Se abbiamo una piccola impresa rivolta al pubblico, può bastare anche una pagina Facebook: pubblicizziamola in sede e vediamo come rispondono i clienti. Vogliamo provare ad accettare prenotazioni digitalmente? Iniziamo a usare una mail o un numero di Whatsapp.
Cose semplici e poco timore: i clienti più smart apprezzeranno i nostri sforzi, e potrebbero darci preziosi consigli. Quelli più analogici cresceranno con noi, evidenzieranno le nostre debolezze e ci aiuteranno a migliorare.
Uno degli esempi classici è il sito: quante PMI hanno un sito Internet? Fra queste, quante hanno tratto un reale beneficio, e quante invece lo hanno realizzato solo perché “andava fatto”? Conservando il pragmatismo tipico dell’impresa, e aiutate meglio nella scelta, sicuramente gli imprenditori possono usare queste risorse in modo più profittevole. Magari investendo sul digital marketing locale anziché su idee pensate per altri.