Sui Social Network vi sarete inevitabilmente imbattuti nelle notizie relative a Rossana, la famosissima caramella rossa di Perugina che nel 2016 compie ben 90 anni. Nella vostra bacheca potrebbe essere apparso un invito a un evento come “Salviamo Rossana”, magari sarete stati spinti dai vostri amici a firmare una petizione per non farla sparire dal mercato e sarete stufi dell’hashtag #Rossana che impazza su Twitter. A quanto pare, sembra che a meno di mobilitazioni di massa il destino della caramella sia segnato e dovremmo rassegnarci a vederla sparire dalle calze della Befana e dalle case di zie e nonne, a rinunciare a uno dei classici di Perugina.
C’è solo un problema: non è così. Una notizia comune come tante ha fatto il giro del web e, come accadeva nel gioco del telefono senza fili, il suo contenuto è stato totalmente stravolto. Potete stare tranquilli, almeno per il momento: troverete ancora le vostre amate caramelle nel supermercato sotto casa. Certo, se le cose stanno così viene spontaneo chiedersi come è possibile che più di 3.330 persone abbiamo firmato su Change.org la petizione “Salviamo le caramelle Rossana” e addirittura 75.000 abbiano detto di essere interessati o di partecipare a un evento davanti alla sede Nestlé intitolato “Salviamo le ROSSANA! Che piacciano o meno facciamolo per le nostre nonne”?
Tutto nasce dalla presentazione del nuovo piano industriale di Nestlé relativo allo stabilimento di Perugia. Non si parla di tagli, tutt’altro: c’è un investimento di ben 60 milioni in tre anni per potenziarlo, per “ confermarne la posizione come uno dei poli produttivi di eccellenza del cioccolato all’interno del gruppo Nestlé, per rafforzare la posizione dello storico marchio in Italia e per fare di Perugina un simbolo del “Made in Italy” in tutto il mondo”. Perugina non viene citata, non si dice che bloccheranno la produzione né che i dipendenti perderanno il posto, eppure la bufala continua a girare. Lo fa anche dopo il quattro marzo, quando sia si Twitter sia su Facebook l’azienda ribadisce chiaramente che “la caramella rossa vivrà”! A dispetto degli oltre 8 milioni di follower della pagina, però, soli pochi sembrano essersene resi conto: ancora oggi sono in molti a pubblicare epitaffi per la caramella rossa, a firmare petizioni per salvarla, a condividere contenuti che la danno per finita.
Quello di Rossana è l’esempio più recente ma non certo l’unico caso di notizia priva di fondamento che continua a girare e rimbalzare anche sui quotidiani… basti pensare alle false notizie di Lercio e simili, nelle quali sono cascati anche alcuni politici. Bufale come queste tendono a diffondersi a macchia d’olio e a far sparire nelle ultime pagine delle ricerche l’informazione corretta. Scatenare l’indignazione delle masse è molto facile, non necessita di grandi capacità comunicative e bastano poche condivisioni di indignati per scatenare un’inarrestabile tam tam capace di coinvolgere anche i giornalisti che, da guardiani dell’informazione, si trasformano in maghi del clickbait. Gli algoritmi di Google e Facebook da questo punto in poi non fanno altro che dare sempre più risalto alla questione.
Per evitare di cascare in queste trappole l’unica soluzione è trattenere l’istinto di condividere senza pensare, anche quando il post proviene da qualche amico fidato. Spesso basta leggere l’articolo sino alla fine per realizzare che qualcosa non torna o che quanto sparato a caratteri cubitali nel titolo viene poi ridimensionato nel testo. Perderemo forse qualche minuto in più ma eviteremo di farci condizionare dalle tante piccole e grandi bugie nelle quali ci imbattiamo quotidianamente.
Rifletteteci quando scorrete la vostra bacheca di Facebook: uomo avvisato, mezzo salvato.