Il negozio di e-commerce più grande al mondo è diventato estremamente efficace, soprattutto nelle grandi città. In pochi anni è passato dall’essere un’alternativa un po’ hipster agli acquisti a una comodità cui si fatica a rinunciare. Il cavallo di troia sono stati i prezzi dei prodotti, estremamente competitivi rispetto ai classici negozi, ma con l’abitudine sono in molti ad averci preso gusto, tanto che in pochi anni si è passati alla spedizione gratuita, alla spedizione in giornata e addirittura alla spedizione entro un ora. Perché un’ora, che senso ha tutta questa fretta? Pensiamo a chi ha dimenticato il caricabatterie del telefono, che ora può ordinane uno al volo e pagarlo solo un paio di euro. Oppure a chi vuole un’alternativa al solito cinese/pizza ordinati in pausa pranzo.
Un po’ come un polipo, Amazon ha poi iniziato ad allungare i suoi tentacoli ovunque. Inizialmente ha fatto concorrenza alle librerie, poi ai Mediaworld e simili, ora ai supermercati (quelli che non si sono alleati con lei, per lo meno) ma sta iniziando a rompere le uova nel paniere anche ad Apple, Netflix, Spotify e non solo. Insieme all’abbonamento di Amazon Prime (che offre infinite consegne gratuite) sono inclusi Amazon Music, Prime Video, rispettivamente un servizio di streaming musicale e una piattaforma di video on demand. I lettori appassionati possono poi spendere 10 ulteriori euro per accedere a Kindle Unlimited, una sorta di all you can read che include una discreta fetta del catalogo e-book di Amazon.
Amazon non è più un e-commerce, non si limita ai prodotti e risolve un annoso problema: quello di doversi barcamenare fra decine di account e relative password. Una sola credenziale d’accesso è quanto basta per musica, video, libri e shopping. Che oggettivamente è una gran comodità. D’altro lato, non fa che esasperare quel concetto di “bolla di pensiero”.
Un solo negozio, una sola libreria, un solo fornitore di musica e video, per quanto vasti, non aiutano la pluralità, le diverse vedute. Tendono anzi ad appiattirle, anche perché il sistema che poi sponsorizza, consiglia, mete in evidenza i contenuti interessanti risponderà solo a una logica: quella di Amazon, che sa bene cosa compriamo, qual è la nostra capacità di spesa, cosa guardiamo/leggiamo/ascoltiamo e quando.
E ce lo suggerisce, togliendoci la fatica di cercare qualche nuovo musicista (o regista, o scrittore).
Una comodità enorme, ma siamo sicuri che non ci limiti, che non ci tenga fuori portata da prodotti e contenuti che gli algoritmi mai assocerebbero a noi? O, al contrario, che possa sfruttare le tantissime informazioni che ha su di noi, sfruttando fobie e debolezze, per suggerirci medicinali? No, non è assurdo: negli Stati Uniti Amazon ha già iniziato a distribuire medicinali e sarà difficile, resistere alla tentazione di “suggerire” anche quelli. O, peggio, di suggerire prodotti e libri anche sulla base dei medicinali che prendiamo? L’idea di ricevere pubblicità di sex toys e vestiti sexy dopo aver acquistato una confezione di pillole blu potrebbe divertire ma anche imbarazzare.