“Per cortesia ragazzo mi porteresti un caffè?”
“Subito Ispettore…”
L’ispettore Martini sistemò la mascherina sul viso. Il bordo inferiore graffiava la pelle arrossata. Si strofinò leggermente il palmo della mano sulla parte dolorante del viso. Per un attimo percepì l’odore del dopobarba sulle dita. “Buongiorno Ispettore, la stavamo aspettando”. L’ uomo percepì un’ombra dietro le spalle. Era uno degli agenti accorso sulla scena del crimine. “Scusi, come fa a sapere che sono Ispettore?” Martini alzò il dito e fissò per un attimo il vuoto “Aspetti un attimo…è per il mio nuovo trench beige vero? Oppure per i miei capelli corti e brizzolati…l’ho fatto per assomigliare a Peter Falk…” l’agente lo osservò perplesso. Martini restò in attesa di un accenno da parte del giovane agente… “…ma si…Peter Falk, quello che faceva l’Ispettore Colombo…ragazzo…lo hai mai visto in tv?” L’agente allargò leggermente le braccia “mmm…si certo che l’ho visto, però…in realtà so che è Ispettore perché lavoro al suo stesso dipartimento…” Martini socchiuse gli occhi “Ah…si certo…” “Eh già…” rispose il ragazzo alzando gli occhi al cielo “Ma sei proprio sicuro? Nel senso…ero di spalle e vestito così sembro proprio un Ispettore di quelle serie tv americane. Me lo ha detto anche mia moglie stamattina prima che uscissi di casa”
“Indubbiamente lei assomiglia a Peter Falk…comunque la attendono di sopra. La scena del crimine è già stata delimitata…”
“Va bene ho capito ora salgo”
“Perfetto”
“Ah ragazzo…saresti così gentile da andarmi a prendere un caffè?”
“Certo Ispettore torno subito”
Appena l’ascensore si aprì Martini vide un uomo pelato in occhiali da sole con una macchina fotografica al collo “Buongiorno…” Martini rispose con un cenno della mano e salì al piano.
Appena la porta si riaprì noto un gran via vai di agenti che entravano e uscivano dall’appartamento. Martini posò il braccio sulla spalla di uno degli agenti. “Buongiorno Ispettore…”
“Ah ma allora si capisce che sono Ispettore…”
“Mi scusi?”
“Niente lascia stare, sto cercando il medico legale…sai dov’è?
“Certo Ispettore, lo trova dentro, sta recuperando il corpo della vittima…”
“Perfetto…ah ragazzo…saresti così gentile da andarmi a prendere un caffè?”
Martini entrò in casa e attraversò il corridoio d’ingresso. Subito rimase colpito da una pila di lettere poggiate sul mobile d’ingresso. Pre una penna dalla tasca laterale e iniziò a sollevarle leggermente. Tutte le lettere avevano sul timbro postale la dicitura U.S. International Mail. Martini fermò un altro agente. “Ragazzo…”
“Dica Ispettore”
“Lo avevi notato anche tu allora…”
“Cosa?”
“Il trench…i capelli…”
Il ragazzo osservò l’ispettore ammutolito.
“Sembro il Tenente Colombo…guarda, mi sono esercitato tutta la sera. Riesco persino a fare l’occhio di vetro…vedi? Muovo solo il sinistro…così sembra che l’occhio destro è di vetro come quello di Peter Falk…o era il sinistro?” Martini si portò la mano destra sul mento e fissò il pavimento.
“Bene Ispettore procedo a catalogare le lettere…”
Martini si scosse dal suo torpore pensieroso “Ah bene…ragazzo…saresti così gentile da portarmi un caffè per cortesia?”
L’ispettore entrò nel salotto in stile veneziano della signora Minervini. Sotto il divano c’era un uomo paffuto con due occhialini rotondi che stava posizionando il corpo della donna dentro il sacco per cadaveri.
Martini si avvicinò all’uomo e si chinò leggermente su di lui portando le braccia dietro la schiena.
“Allora? Com’è la situazione?”
L’uomo paffuto girò lievemente la testa verso l’Ispettore per poi tornare a concentrarsi sul lavoro “Tutto bene per ora…” l’uomo voltò di colpo la testa verso l’Ispettore, con occhi incuriositi “Mi scusi ma lei chi è?”
Martini sollevò la schiena e allargò gli occhi stupito “Andiamo…” allargò le braccia accennando una piroetta per mostrare il trench “chi posso mai essere?”
L’uomo paffuto lo guardò in silenzio.
“Il trench…i capelli…guardi faccio anche l’occhio di vetro…”
“Oh insomma…io sono il Dott. DeAngelis…medico legale. Lei chi è? Non può stare qui senza autorizzazione”
“Bhe io sono autorizzato…si da il caso che sono l’Ispettore Colomb…ehhh Martini”
“Bene Ispettore, ha un documento per identificarla?”
Martini sospirò alzando gli occhi al cielo. Poi estrasse dal taschino il distintivo.
“Bene…scusi se sono stato sospettoso Ispettore ma bisogna stare attenti. Appena arrivati sulla scena del crimine abbiamo trovato un tizio pelato che stava scattando fotografie al cadavere”
“Chi era?”
“Ci ha mostrato il tesserino e si è qualificato come giornalista…anzi…redattore. Diceva di essere passato lì per caso e di aver trovato il cadavere…voleva fare foto per aiutare le indagini…ci crederà mai?”
“Bhe è davvero sospetto…”
“È quello che ho detto io…questo è un appartamento privato, non Corso di Porta Venezia…come puoi passare di qui per caso?”
“No – rispose l’Ispettore- è davvero sospetto che abbia sui suoi guanti delle tracce di rossetto della vittima…”
“Ma in che senso mi scusi?”
“Dica un po’ perché ha delle tracce di rossetto della vittima addosso? La conosceva? L’ha uccisa lei?”
“Ispettore…ma cosa dice? È ovvio che mi sono sporcato i guanti…ho effettuato le prime rilevazioni sul cadavere…”
“Per ora le credo…ma questa cosa mi puzza…”
Un altro agente si fermò davanti l’Ispettore con una cartellina in mano “Ispettore?”
“Si sono io…” poi si voltò verso il medico “ha visto che tutti mi riconoscono?” il medico alzò il braccio e borbottando tornò a lavorare sul cadavere.
“Allora? Non stare lì impalato, dimmi…”
“Ispettore, abbiamo interrogato i vicini, in particolare l’uomo che ha scoperto la vittima e l’altro vicino di casa che sembra non riuscire a fornire un alibi. Li vuole ascoltare anche lei?”
L’ispettore era intento a sistemare il cinturino del trench intorno alla vita. “Ispettore?”
“Si…ah…si si, portateli in centrale, li sentirò lì più tardi”
“Agli ordini Ispettore.”
“Ah ragazzo…saresti così gentile da portarmi un caffè per cortesia?”
“Uno anche per me…esclamò il medico”
L’ispettore lo guardò imbronciato “Ma cosa vuole lei? Pensi a lavorare…” poi verso l’agente “il caffè lo porti solo a me, grazie”
Il medico si alzò in piedi e lasciò una cartellina tra le mani dell’Ispettore. “Qui ci sono gli appunti delle prime rilevazioni, ne sapremo di più dopo l’autopsia. Il decesso è avvenuto intorno alle 10 di ieri sera. Non ci sono segni di violenza. Ad una prima analisi la vittima sembra morta per avvelenamento, non saprei dire ancora quale però…la cosa sospetta è che sembra che la vittima abbia fumato poco prima di morire…dentatura gialla, odore di tabacco…”
“Quindi?” rispose l’Ispettore.
“Quindi…vede dei posacenere in giro?” poi il medico andò via…
Martini iniziò a guardarsi in torno in cerca di altri indizi. Ad un tratto si sentì attorniato da un gruppo di persone. Appena si voltò, notò cinque agenti in divisa con un bicchierino in mano “Ispettore, il suo caffè…” dissero in coro. L’Ispettore sbarrò gli occhi e li fissò severo, poi sbraitò “Ma siete matti? Mi avete fatto prendere un colpo. Come vi viene in mente di prendermi così alle spalle?”
Uno degli agenti lo fissò “Ma ispettore…ci ha chiesto di portarle il caffè…”
“Ahhhh – urlò – caffè, caffè, ma quale caffè? Io non bevo caffè, mi fa diventare nervoso…”
“Ma lo ha chiesto lei…”
“Ma certo…era per sembrare il Tenente Colombo, lui ordina sempre caffè sulla scena del crimine…era solo per finta…bevetelo voi” poi andò via.
I cinque agenti rimasero un attimo fermi a fissarsi sbigottiti, poi uno osservando il vuoto esclamò “Me lo aveva detto papà che dovevo fare il ragioniere…”