Alla fine ti sei convinto e hai deciso di aprire la tua impresa. Stufo di dover fare il dipendente, o di correre dietro ai clienti nel caso dei freelance, hai realizzato che l’unica via per fare il salto di qualità è diventare il capo di te stesso. Aprire un’azienda.
Hai già messo da parte qualche soldo, pensato a un nome carismatico e già dato mandato a un’agenzia di prepararti logo, sito Internet e quanto necessario. Rimane solo una cosa da decidere: quale forma societaria è la più adatta fra ditta individuale, S.p.a. o le varie declinazioni di S.r.l.?
DITTA INDIVIDUALE
Partendo dalle basi il primo consiglio è di di non farti affascinare troppo dagli apparenti vantaggi della ditta individuale. Certo, non sono necessarie formalità burocratiche e di conseguenza non bisogna cacciare un soldo per formarla ma non è tutto perfetto come potrebbe sembrare. Il patrimonio aziendale coinciderà con quello personale. Di conseguenza in caso di fallimento i creditori non si limiteranno a sequestrarti l’auto aziendale o gli uffici: potrebbero arrivare a prenderti la casa dove vivi e il patrimonio personale. Certo, nel caso di attività che richiedono pochi investimenti e di conseguenza a basso rischio il gioco vale la candela. È il caso di professionisti come consulenti, massaggiatori, architetti, elettricisti, artigiani e via dicendo. Per questo tipo di esigenze la semplicità con cui si può costituire e la gestione estremamente semplificata (ed economica) della contabilità rendono la ditta individuale una scelta appetibile.
SOCIETÀ PER AZIONI
Se la ditta individuale è la forma societaria più snella e semplice la S.p.a. è la forma societaria più complessa e, di conseguenza, costosa. Per aprirla devi mettere in conto di versare un minimo di 50.000 euro di capitale e prevedere una gestione più complessa e onerosa rispetto alla ditta individuale o alla S.r.l. che ti costerà non poche risorse. Se ti stai chiedendo perché spendere più tempo e denaro la risposta è da ricercare nelle possibilità che offre. Va considerato che con capitali sociali più elevati è più semplice convincere le banche a dare prestiti e la gestione azionaria di una S.p.a. è perfetta per realtà che mirano a crescere molto, trovando nuovi soci finanziatori e magari anche lanciandosi sul mercato azionario.
S.R.L., S.R.L.S.
La ditta individuale e la S.p.a. rappresentano i due estremi: la prima adatta alle realtà più piccole e con minori ambizioni, le secondo per le aziende che mirano a espandersi sino a venire quotate sul mercato azionario.
In mezzo ci sono le S.r.l., le società a responsabilità limitata. Per costituirne una basta un capitale sociale di 10.000 euro, e non è nemmeno necessario versarlo tutto subito: basta il 25%. A questi costi vanno poi aggiunti quelli del notaio, concessioni governative e burocrazia varia ma mediamente con meno di 3.000 euro si può partire. Sono sempre più di quanto necessario per la ditta individuale, ma il capitale personale rimane al sicuro, slegato da quello della società.
La S.r.l. si adatta alla maggior parte delle esigenze ma ci sono alcune declinazione di questa forma societaria che ha senso prendere in considerazione.
La S.r.l. semplificata era inizialmente riservata ai giovani al di sotto dei 35 anni ma questo limite è stato abbattuto ed è ora accessibile a chiunque. La differenza principale è nel capitale sociale, che deve essere versato per intero. Non rappresenta uno scoglio però, considerato che la cifra può essere compresa fra 1 e 10.000 euro: praticamente, puoi fondarla al prezzo di un caffè. Ne vale la pena? Certamente, ma non dimenticare un aspetto importante: se il capitale sociale è molto basso, non sarà facile ottenere prestiti dalle banche.
STARTUP INNOVATIVE
Un ultimo aspetto da valutare è se possiamo ricadere nella definizione di Startup Innovativa. In quel caso, ci saranno una serie di vantaggi rispetto alla classica S.r.l. o S.r.l.s: niente oneri per l’avvio dell’impresa, incentivi fiscali e accesso semplificato al Fondo Centrale di Garanzia. I requisiti per essere una Startup Innovativa? Deve risiedere in Italia, non esistere da più di 60 mesi, non deve distribuire (né aver distribuito in passato) utili e l’ultimo bilancio deve essere inferiore ai 5 milioni di euro. I prodotti e servizi che offre devono essere ad alto valore tecnologico, cosa non sempre banale da dimostrare. Più facile, invece, capire se si soddisfa l’ultimo requisito: bisogna investire più del 15% del fatturato in ricerca e sviluppo. O, in alternativa, assicurarsi che almeno 2/3 dei dipendenti abbiamo un Ph.D, Dottorato di ricerca.