Chiara Ferragni fa coming out: i suoi post su Instagram sono sponsorizzati - Hydrogen Code
giugno 16, 2017

Non bisogna essere esperti di marketing per realizzare che i profili sui social dei VIP non rappresentano la realtà, eppure sia i brand sia gli influencer stessi sono allergici a specificare che quello che appare sul social è una pubblicità, non differente da quelle che apparivano sulle riviste patinate, quando ancora la carta contava qualcosa. Se sulla carta molti tentavano di realizzare pubblicità che potessero confondersi con le parti redazionali nel tentativo di ingannare qualche lettore in più, sul web non si è mai posto il problema. Sino a poco tempo fa, per lo meno, quando l’agenzia inglese Asa ha imposto di indicare i contenuti sponsorizzati e la Ferragni è si è tempestivamente adeguata.

Come? Seguendo alla lettera le indicazioni e aggiungendo un hashtag che indica la sponsorizzazione. In questo caso, #ad, tanto breve da passare quasi inosservati in mezzo ad altri, ma sufficiente a essere in regola con le imposizioni che arrivano dal Regno Unito.

Trattandosi di una star internazionale Chiara è obbligata a questo approccio, al contrario della maggior parte delle star più legate a realtà regionali che invece continuano a veicolare spot spacciandoli per contenuti personali. Come nel caso del fidanzato della fashion blogger, il rapper Fedez.


Il mondo anglosassone ha riconosciuto che alla fine i social media non sono diversi dai media tradizionali e che quindi è importante ai fini della correttezza dell’informazione separare contenuti da pubblicità. In Europa e in particolare in Italia invece mancano ancora regole precise. Per i social, per lo meno, perché in TV e sulla stampa vige l’obbligo di specificare quali sono i contenuti promozionali. Su Internet, di contro, è ancora il far west. Se ne sono rese conto le associazioni consumatori, che hanno presentato un esposto all’Antitrust chiedendo di valutare la legittimità di questi annunci. 

Se dovesse passare anche da noi una simile legge cambierebbe qualcosa? Probabilmente no, per lo meno parlando di profili top: i brand continuerebbero a investire su personaggi di spicco come la Ferragni, anche nel caso al posto i un hashtag dovessero inserire un evidente bollo sulle immagini. Diverso il discorso per i micro-influencer, la cui forza risiede proprio nel sembrare persone comuni, che dicono ciò che pensano e non ciò che il brand impone loro per contratto. Che fine farebbero loro una volta cambiate le regole? Sarebbero ancora credibili per il loro pubblico? I brand avrebbero ancora interesse a integrarli nelle loro strategie, sapendo che l’impatto dei loro messaggi sarebbe ben differente?