Come Facebook vuole migliorare le nostre vite grazie all’IA - Hydrogen Code
novembre 10, 2016

Quando pensiamo alle intelligenze artificiali la mente rimbalza subito a robot capaci di dare risposte, di intrattenere conversazioni tanto credibili da poter superare il test di Turing

In realtà, senza che ce ne rendiamo conto, le IA risolvono una serie di problematiche ben più vaste. Pochi giorni fa Facebook ha postato un aggiornamento spiegando proprio a cosa porteranno tutte le ricerche che il colosso sta svolgendo in questo ambito e i chatbot sono solo una piccolissima parte di un progetto ben più ampio. Alcuni dei risultati possiamo già vederli applicati ai servizi offerti, come Coffe2go, che vediamo qui sotto in azione.

Ai più sembrerà un banale effetto video. In realtà non è un lavoro scaturito da ore di rendering ma il risultato di un filtro che mira a simulare lo stile di famosi pittori, analizzando in tempo reale milioni di pixel. Il tutto con la potenza di calcolo un comune smartphone. Qualcosa che è possibile solo utilizzando le reti neurali sulle quali si basano gli algoritmi di intelligenza artificiale. Gli stessi algoritmi che hanno permesso a FB di sviluppare una tecnologia per stabilizzare i video a 360° e che quindi già usiamo senza rendercene conto. Entro breve, il nostro smartphone sarà in grado di capire il nostro umore osservandoci e, per esempio, potrà suggerire un filtro piuttosto che un altro se nel selfie stiamo sorridendo o palesando fastidio.  

Queste ricerche ci permettono anche di capire dove Zuckerberg vuole portare il concetto di realtà virtuale. Proprio grazie all’IA applicata al riconoscimento vocale potremmo interagire coi mondi virtuali tramite comandi vocali e addirittura vedere gli avatar rispondere muovendo le labbra in maniera credibile, tutto grazie a un lip-sync in tempo reale. 

Possono sembrare solo modifiche estetiche – per ora effettivamente lo sono – ma entro breve le IA saranno in grado di “ragionare” su foto e filmati, effettuare analisi a oggi riservate agli specialisti. A cosa serve? Per esempio, a descrivere un’immagine ai non vedenti. O a generare didascalie automatiche. Certo, ancora c’è un po’ di strada da fare, come possiamo vedere nell’immagine qui sotto che ci fa vedere due esempi: a sinistra l’IA ha ben compreso la situazione. Per avere una dida accettabile di quella a destra, bisognerà avere ancora un po’ di pazienza (i giornalisti possono stare tranquilli, almeno per qualche mese).


Una delle sfide più ardue che Facebook si trova a fronteggiare in questo settore è quello della previsione. Guardando l’immagine qui sotto anche un bambino capirà che la naturale conseguenza è che la bottiglia finirà a terra ma, per un computer, questo è a oggi estremamente difficile. Come dirci se questa pizza è vegetariana o meno: per quanto possa analizzare miliardi di informazioni al secondo, per un’IA è ancora complesso distinguere la salsiccia dagli altri ingredienti. 


Grazie ai ricavi multimiliardari Facebook è in grado di fare ricerca sulle tecnologie più all’avanguardia, senza preoccuparsi di dover rientrare in breve tempo dall’investimento e questo è un dato sicuramente positivo. Rimane qualche dubbio su come poi verranno tarati gli algoritmi all’interno del network. Già oggi il Social per eccellenza censura immagini ritenute scomode: inizierà ad analizzare anche quello che diciamo per filtrare audio e discorsi che violano le policy? Possono sembrare i dubbi di qualcuno che si è fatto prendere troppo da serie TV come Black Mirror e WestWorld ma quando anche personaggi come Stephen Hawkings, Bill Gates ed Elon Musk suggeriscono prudenza, non ci resta che sperare siano ascoltati da Zuckerberg e soci.

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