Come guadagnare dalla tua presenza su Internet - Hydrogen Code
novembre 20, 2017

Tutti noi abbiamo un profilo Facebook o Instagram, alcuni probabilmente curano anche un blog o un canale Youtube, altri ancora si dilettano ad animare qualche personaggio di fantasia inventato su Facebook o un gruppo sul social di Zuckerberg. Nella maggior parte dei casi si tratta di un hobby con cui dilettarsi nel tempo libero ma talvolta può capitare di trovarsi un seguito che va ben oltre la propria cerchia di amici. Alcuni di questi canali nati quasi per caso sono cresciuti spontaneamente sino ad avere decine di migliaia di iscritti.

Uno degli esempi più noti è il famoso sito americano Snopes, il più noto – e probabilmente il primo – sito di fact checking al mondo. Come ben racconta Wired, è nato negli Anni ‘90 come canale sull’ormai dimenticata Usenet e si è evoluto in sito man mano che l’interesse per Internet cresceva. I suoi autori e proprietari se ne sono occupati in maniera amatoriale sino al 2001, quando l’enorme boom di accessi dovuto al complottismo post 11/9 li ha convinti a dedicarsi totalmente alla loro creatura, assumendo collaboratori, strutturandolo come un’azienda e arrivando in breve tempo a fatturati da 7 cifre.

Raggiungere un simile successo è un caso raro, ma non mancano esempi di persone che sono riuscite a trasformare la loro passione di comunicare online in un business che – pur non milionario – ha contribuito a incrementare le entrate. Rimanendo in Italia possiamo citare Il Milanese Imbruttito, pagina Facebook di grande successo nata per scherzo dopo una sbronza, e Altissimo Ceto, il blog fotografico di un gourmet che in pochi anni è diventato una professione per Claudio Sacco, l’autore.

Ciò che accomuna questi esempi è il fatto che sono diventati delle professioni per i loro autori quasi per caso, ciò che li differenzia – in maniera sostanziale – è il modello di business. Non esiste una regola precisa per monetizzare su un pubblico: dipende dal canale scelto, dall’identità che ci si è creata e anche dal pubblico stesso. Snopes, per esempio, ha scelto la via dei banner e della pubblicità. Un approccio vecchio stile ma giustificato dall’elevatissimo numero di accessi. È del resto un sito in inglese, letto da persone sparse per tutto il mondo e tratta temi che suscitano un enorme interesse negli ultimi anni. Può, insomma, permettersi di seguire la strategia più classica e collaudata. 

Il Milanese Imbruttito di contro è qualcosa di talmente specifico che può attecchire solo in Italia. A oggi conta quasi un milione e mezzo di fan su Facebook, una parte dei quali clicca sui link agli articoli del sito. Date queste premesse è difficile pensare di arrivare a fatturati importanti solamente con i banner sul sito e infatti gli autori si sono inventati altre strade, iniziando con la vendita di gadget “imbruttiti” (agende, cover per cellulari e le immancabili tazze) per poi arrivare alle sponsorizzazioni dirette dei video che pubblicano su Facebook. Diverso ancora il caso di Altissimo Ceto, che invece per monetizzare si è inventato un club esclusivo che garantisce l’accesso a una serie di cene organizzate nei migliori ristoranti d’Italia e non solo.

Come abbiamo visto, non esiste la formula giusta per guadagnare dai propri “fan”, siano essi follower sui social, lettori di un blog o Youtuber: tutto dipende dalle dimensioni del pubblico e dalle sue caratteristiche. Pensare di mettere due banner e potersi permettere di mollare il lavoro e come sperare di vincere al Superenalotto: c’è una probabilità, ma è talmente remota che è meglio abbandonarla. Molto meglio mettersi con calma a studiare cosa può interessare al tuo pubblico, tenendo sempre a mente che bisogna sapersi evolvere. Pensiamo per esempio a Salvatore Aranzulla che per anni ha vissuto (alla grande) di sola pubblicità sul portale ma ultimamente si sta aprendo ad altre strade, come le consulenze e i corsi. O agli Youtuber, che hanno ben compreso che gli introiti derivanti dalla pubblicità sui filmati non sono sempre altissimi e che basta un cambio dell’algoritmo a farli svanire: i più attenti si sono subito riciclati come influencer o hanno cercato di fare il salto verso il grande schermo

Comprendere le esigenze del proprio pubblico è la base di partenza ma una volta trovata la chiave non bisogna sedersi sugli allori: se già nel mondo della moda e dello spettacolo è pieno di meteore, figuriamoci nel mare di Internet, dove bastano pochi mesi per passare dall’essere una celebrità al tornare sconosciuti. Pensiamo ad Andrea Dipré, autoproclamato critico d’arte prima, animatore di serate cafone poi e infine dimenticato, non prima di aver tentato una carriera nel porno.