Confessioni di un Instagrammer - Hydrogen Code
giugno 13, 2017

Sara Melotti è una giovane fotografa che grazie a talento ed entusiasmo è diventata un profilo abbastanza noto di Instagram. Un social che ha amato quando ancora i contenuti originali di qualità permettevano di distinguersi ma che ora si è trasformato in un’entità che Sara non riconosce più. Un social dove l’originalità e il talento sono soffocati dall’algoritmo, dove per primeggiare è necessario investire più tempo a stare dietro agli escamotage per aumentare like ed engagement che a curare i contenuti. Trucchi che, spesso, sono eticamente inaccettabili, tanto che Sara ha voluto spiegare in un post quella che considera “la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, una guida senza stronzate a ciò che davvero sta succedendo”. 

Cosa avrà da dire di così segreto? A dirla tutta niente di sconvolgente: che buona parte dei numeri sui quali si basano gli investitori sono “finti”, pompati. Per diventare influencer oggi è necessario avere decine di migliaia di fan e per averli spesso non basta il talento ma si può forzare l’algoritmo. Il primo passo, come al solito, è comprare un po’ di follower e di commentatori (10.000 costano 69 dollari online, anche meno dal distributore automatico installato a Mosca). Niente di nuovo: succede anche su Facebook e spesso è considerata una strategia perdente, perché – dicono gli esperti – non sono utenti “veri” e hanno un engagement prossimo allo zero. Vero, tanto che per ovviare alla scarsa interazione Sara ha iniziato a usare i Pod, gruppi privati che servono per darsi una mano a vicenda: appena un membro posta qualcosa su IG, l’intero gruppo fa like e commenta la foto. Un modo grezzo ma efficace per far capire agli algoritmi “hey, guarda quante persone si stanno interessando allo stesso momento di sto post”.

Per migliorare i risultati, gli Igers più sgamati hanno iniziato a organizzarsi fuori dalla piattaforma, usando Whatsapp e gruppi privati di Facebook. Basta iscriversi nelle liste e postare a un’ora precisa per vedere non più decine e centinaia bensì migliaia di Like e commenti arrivare da quella che Sara definisce “Instagram Mafia”. La questione dell’orario non è un dettaglio secondario: i post che ricevono una notevole quantità di like e commenti nella prima mezzora dalla messa online finiscono nella Explorer Page di Instagram – l’equivalente delle trending news di Twitter – una vetrina che garantisce ulteriori visite, fama e di conseguenza soldi. Se non sei in quella vetrina, hai molta meno visibilità. Guadagni infinitamente meno. 

I termini usati da Sara sono fin troppo forti ma il suo racconto affronta un tema molto importante: come devono evolvere gli algoritmi per impedire queste scorciatoie, per essere più “obiettivi”? Come potranno evidenziare chi realmente è Influencer – quindi capace di portare ritorni misurabili – e chi invece è bravo solamente a cercare le falle nel sistema?