Torniamo a parlare di cosa sono gli NFT e come funzionano. Dopo l’excursus della scorsa settimana approfondiamo meglio l’argomento cercando di comprendere le criticità e le soluzioni da attuare.
Cosa succederà quando le funzioni di hash verranno superate? Come è capitato alla funzione SHA1, ingannata dalla stessa Google, potrebbe capitare alla funzione SHA256, che oggi costituisce lo standard? Cosa succederà se la blockchain di Ethereum dovesse essere abbandonata (e quindi non più mantenuta da una collettività di soggetti che possono efficacemente “mettere in minoranza” chiunque dovesse provare a far passare per buona una blockchain in realtà non genuina)? Cosa succederà quando i contenuti esterni a cui rimandano i link/hash contenuti nello smart contract verranno meno? Per affrontare alcuni dei problemi appena esposti alcuni esperti propongono interessanti soluzioni tecniche.
Ad esempio, per evitare di lasciare ad un hash/indirizzo url la rappresentazione dell’opera venduta, spesso gli NFT fanno uso degli indirizzi IPFS (InterPlanetary File System). Un semplice url potrebbe infatti venir meno semplicemente perché il gestore del sito smette di pagare l’hosting o perché magari elimina il file per far spazio a nuovi contenuti. E un hash potrebbe non servire più a nulla nel momento in cui il file cui fa riferimento viene smarrito.
Gli indirizzi IPFS invece sono “link” rivolti a un contenuto sulla rete IPFS (un file system distribuito, che potremmo associare ai sistemi di scambio file peer to peer). Finché qualcuno sulla rete IPFS ospita quel contenuto è possibile trovarlo. Si crea quindi una potenziale moltitudine di host che garantisce il mantenimento del file online e questo aumenta le probabilità che il contenuto sopravviva nel tempo. Quanto alle diverse blockchain su cui è ospitato l’NFT, è evidente che le stesse dovranno iniziare a fornire qualche “garanzia” di sopravvivenza se vorranno conquistare fette di mercato.
La blockchain di Ethereum ha verosimilmente un futuro assicurato anche per gli anni a venire. Infatti muove sia criptovaluta popolare che un sistema di smart contract utilizzato per numerosi fini diversi. Di conseguenza le altre blockchain concorrenti dovranno invece offrire rassicurazioni di diverso tipo per “garantire” la loro sopravvivenza.
Con il fiorire del fenomeno degli NFT, inoltre, gli investitori dovranno prestare massima attenzione alla blockchain su cui sono ospitati gli smart-contract, per evitare di acquistare certificati fondati su blockchain improvvisate, scarsamente decentralizzate e conseguentemente inaffidabili e che potrebbero essere in seguito abbandonate.
Creare un NFT è estremamente facile e il costo è limitato a quello della transazione necessaria per “sigillare” sulla blockchain prescelta il nostro prodotto digitale. Un buon punto di partenza è ad esempio il marketplace di Open Sea, che consente, muniti di un semplice wallet Ethereum e di un account MetaMask (un’estensione browser compatibile con Chrome, Firefox, Brave ed Edge) di iniziare a creare i propri NFT. In alternativa a MetaMask è possibile utilizzare ulteriori estensioni, come ad esempio Coinbase Wallet o Fortmatic.
Una volta che si è in possesso di questi elementi, il punto di partenza è ovviamente l’opera che si desidera “cristallizzare” nel token digitale. Tecnicamente è possibile inserire in un NFT qualsiasi tipologia di file. Tuttavia le piattaforme di scambio domanda/offerta solitamente consentono la creazione di NFT solamente in un limitato numero di formati. Di solito ci sono anche limiti di dimensioni (anche qui dipendono dal fatto che la piattaforma dovrà poi “proporre” agli utenti il contenuto e non da limiti della tecnologia che muove gli NFT). Open Sea ad esempio ha un limite di 100 mb, ma consiglia ai creatori di non superare la soglia dei 40 mb.
Il costo della creazione dello NFT dipende poi dal costo della transazione su Ethereum. All’inizio spesso le piattaforme richiedono una doppia transazione, la prima di “inizializzazione” del wallet Ethereum e la seconda per la creazione dello NFT.
In seguito, il costo puro della creazione dello NFT è pari alla transazione su Ethereum, salvo optiate per piattaforme più “esclusive” dove è possibile che vengano addebitati anche dei costi di servizio. Una volta che il nostro wallet è accreditato, alcune piattaforme consentono anche di vendere NFT senza pagare nulla. L’effettiva creazione dello NFT avverrà solo una volta che questo è stato venduto sul marketplace, così da evitare agli artisti digitali di dover anticipare le spese di creazione del loro token.
A quel punto non resta che vendere l’opera. Nei vari marketplace è possibile proporla a prezzo fisso o in asta, aggiudicandola al miglior offerente entro un periodo di tempo determinato. Una volta che un soggetto avrà offerto il prezzo che abbiamo indicato o avrà vinto l’asta, potrà trasferire l’NFT sul proprio wallet. Così ottenendo così la prova del possesso dell’opera d’arte venduta così come la dimostrazione cristallizzata su blockchain del fatto che il suo acquisto proviene dal legittimo autore dell’opera, ovvero dall’account del creatore.
Questi passaggi spiegano in modo semplice come funziona il mercato NFT:
Se qualcuno volesse negoziare un NFT le scelte sono le più variegate. La piattaforma più accessibile, basata su Ethereum, è Open Sea, che afferma di essere il più grande marketplace di NFT. Sul sito si possono creare e acquistare NFT, ma per farlo è necessario avere un portafogli Ethereum. Il sito propone il download di un popolare crypto wallet, MetaMask, che può essere installato come estensione per Chrome. Una volta settato si possono acquistare i primi ether da spendere in non-fungible tokens.
Se invece voglio “creare” un NFT posso farlo direttamente da Open Sea o da siti alternativi come Rarible, dove lo smart-contract che contiene la nostra opera viene sigillato ad un prezzo che varia al variare dei costi di transazione su Ethereum (attualmente circa 50 euro).
Un’alternativa che si preoccupa invece di “selezionare” gli artisti che possono esporre sul proprio sito è Nifty Gateway (Nifty è una storpiatura colloquiale della sigla NFT).
Ci sono poi numerosi marketplace specializzati: se si vuole acquistare un NFT di un momento storico della storia degli NBA, il sito da consultare è NBA Top Shot, mentre per l’acquisto di tweet il sito di riferimento è Valuables. Per chi invece volesse accaparrarsi uno dei “gattini” crittografici che hanno dato il via alla NFT-mania ancora nel 2017, il sito giusto è CryptoKitties.
Per continuare ad approfondire l’argomento su cosa sono gli NFT e come funzionano seguite i nostri articoli settimanali.