Creatività e intelligenza Artificiale: abbiamo provato Midjourney
ottobre 4, 2022

Riesci a dirmi cos’è per te la creatività? Pensaci un attimo e prova a dare la tua risposta. Se questa stessa domanda la poni a dieci persone ognuna di loro avrà una sua interpretazione della creatività.

Oggi abbiamo provato Midjourney, un sistema di AI che genera opere digitali partendo dalle keyword degli utenti, sempre più spesso l’Intelligenza Artificiale è nei nostri discorsi ma è da poco che si pensa la sua applicazione a qualcosa che riteniamo essere proprio del genere umano.

 

Midjourney AI creativa

prompt: Un robot lavora al computer, Intelligenza Artificiale, olio su tela, 2022

Cos’è Midjourney?

Dalla homepage del sito le poche informazioni che si riescono ad ottenere sono che “Midjourney è un laboratorio di ricerca indipendente che esplora nuovi mezzi di pensiero ed espande i poteri immaginativi della specie umana.” 

In pratica parliamo di una AI in grado di creare immagini grazie all’utilizzo di parole chiave specifiche. Più le informazioni fornite all’AI sono precise, più completa e fantasiosa sarà l’immagine realizzata.

Il team attivo in tutto il Mondo è composto da solo 11 persone, quasi tutti programmatori.

Per utilizzare il sistema è necessario avere un profilo su Discord , collegarlo a Midjourney e avviare da lì il chatbot della AI. Da li tutte le persone connesse interagiscono con il bot fornendo le parole chiave dell’immagine desiderata. Una volta premuto invio il bot realizza e invia l’immagine sulla chat pubblica e salva una copia sul portfolio personale del sito di Midjourney.

La prova gratuita da la possibilità di realizzare 25 immagini, per poterne realizzare di più è necessario attivare uno dei piani di abbonamento previsti dalla piattaforma.

L’AI di Midjourney funziona?

Abbiamo messo alla prova il servizio offerto dal sito per cercare di capire fino in fondo quanto possa essere efficace e se in qualche modo possa essere un rischio (o un facile ausilio) per la carriera di tutti i creator del Mondo.

Abbiamo provato a trattare tre temi differenti per ottenere immagini differenziate.

Come abbiamo detto il software dispone di una prova gratuita per tutti. Intanto ecco cosa abbiamo realizzato noi. Il primo tema trattato è stato di carattere politico e riguarda la protesta del velo portata avanti dalle donne iraniane. Ecco come l’AI ha interpretato il tema…alcune delle parole chiave sono state #Protesta, #velo, #bruciare, #donna/e #iraniana/e, #dittatura, #orgoglio, #forza

 

Che dire…in alcuni casi il risultato è certamente strabiliante e ogni volta l’AI di Midjourney ci ha proposto varianti interessanti che l’utente può finalizzare in un secondo momento. Il rappresentazione del soggetto che abbiamo ottenuto è strettamente connessa a quello che ricercavamo. L’AI ha dato una sua interpretazione, molto probabilmente differente dalla nostra idea e proprio per questo affascinante.

Il secondo tema trattato è quello dei supereroi, anche qui la fantasia (se così si può chiamare) non è mancata.

“La nascita di un supereroe” ci ha lasciato a dir poco meravigliati.

Vorremmo adesso mettervi alla prova sottoponendovi due immagini di Venezia, un quadro dipinto da Monet e uno realizzato dalla AI. Sapreste identificare l’originale di Monet?

Ecco, lo sentite quel senso di confusione e indecisione? Il semplice fatto che si possano avere dei dubbi nell’osservare le due immagini ci rende edotti del fatto che non sappiamo ben definire ciò che è arte da ciò che non lo è. È difficile, forse impossibile dare all’arte una definizione precisa. Quello che ci hanno insegnato gli NFT lo scorso anno è che cose diverse da statue e quadri, cose immateriali e indefinite (le opere digitali) possono e devono essere considerate da alcune persone come una forma espressiva d’arte. Persino il quadro realizzato dalla AI è considerabile come un’opera d’arte, proprio come il quadro di Monet. Insomma, prendetevi pure qualche momento per riflettere, la risposta ve la daremo a fine articolo.

Intelligenza Artificiale e la pubblicità

Un terzo elemento esaminato da noi è stato quello della creazione di loghi. Parliamo di qualcosa molto vicino alla nostra professione. Abbiamo sperimentato per dei brand inventati da noi la possibilità di realizzare dei loghi partendo dal loro carattere.

 

In questo caso c’è da tirare un sospiro di sollievo. Qualche proposta di logo è passabile ma per il momento un graphic designer saprebbe fare di meglio. Forse servivano più parole chiave da inserire?

Siamo ancora agli inizi di questo percorso e non siamo in grado di dire come la tecnologia evolverà. Magari un domani sarà possibile realizzare delle locandine prendendo spunto dalla tecnica dei grandi ART Director del passato. Persino gli annunci stampa, compresi di body copy, un domani potrebbero essere realizzati dalla AI, magari cambiando stile e tono di voce in base al target di riferimento. Dopotutto basta solo affinare di più la sezione keyword.

I risultati nel complesso sono stupefacenti, anche solo per il livello tecnologico raggiunto. Eppure come esseri umani potremmo (forse dovremmo) iniziare a sentirci surclassati dalla AI. Fino a poco fa era indubbia che fosse l’essere umano ad avere il primato assoluto sulla creatività. Va bene il calcolo matematico e quello algoritmico…ma addirittura realizzare dei quadri…cosa stiamo perdendo?

Abbiamo perso il primato sulla creatività?

Ebbene la risposta non è così semplice. Proprio perché non abbiamo una definizione precisa di creatività. Molti filosofi e psicologi ci hanno provato ma con scarsi risultati. Per quel che ne sappiamo la creatività è una abilità dell’intelletto in grado di

  • trovare idee o soluzioni nuove
  • combinare gli elementi a disposizione in qualcosa di nuovo e “funzionante”
  • risolvere problemi in modo originale
  • modificare l’esistente migliorandolo

Insomma visti da vicino questi elementi sembrano più funzioni cerebrali che spirituali. Ovvero attività meccaniche che qualsiasi computer può essere in grado di duplicare.

Dove finisce l’ispirazione dell’anima? L’elevata metafisica del pensiero astratto? Il punto qui si scontra con uno zoccolo duro: l’eterna domanda “l’anima esiste?”

Non è facile rispondere a queste domande. Si aprono tre proposte logiche, la creatività è:

  • un processo cerebrale
  • un processo spirituale
  • un insieme delle due
In questo caso avremo tre risposte alla domanda “Le AI possono raggiungere il livello di creatività umana?”

Nel primo caso, si, le AI possono essere creative esattamente come un essere umano, perché si tratta di un processo solo cerebrale e replicabile.

Nel secondo caso, no, le AI non hanno né un anima né un aspetto spirituale. Dunque non possono raggiungere i livelli di creatività delle persone ispirate.

Nel terzo caso la risposta è, in parte, le AI sono in grado di fornire supporto alla creatività umana fornendo un servizio di realizzazione delle immagini in sintonia con l’essere umano e con quello che l’umano pensa in quel momento. Poiché alla fine una AI è figlia di un programmatore umano che ne disegna i codici. Le immagini non vengono realizzate per iniziativa libera e personale della AI, è sempre frutto di un input (delle keywords in questo caso) dato dall’uomo. Sebbene qualsiasi psicologo potrebbe contestare che anche gli umani agiscono mossi da input esterni il più delle volte (dettami, canoni, idee che assorbiamo sin dalla più tenera età), però qui dovremmo domandarci allora “cos’è la libertà?” e di domanda in domanda non finiremmo mai di ragionare.

Una risposta non si è ancora trovata, tuttavia se la prima o la terza risposta fossero vere si aprono nuove prospettive per il lavoro dei creativi.

Quale futuro per la professione del creativo?

Nel caso di una soluzione ibrida, ovvero la creatività vista come un elemento tanto spirituale quanto meccanico e cerebrale, la risposta è abbastanza semplice. I creativi dovranno solo imparare a lavorare e collaborare con le AI. Diventeranno normali estensioni del lavoro esattamente come oggi lo sono i programmi di grafica.

Se invece le AI inizieranno a sostituire gradualmente l’essere umano anche nella realizzazione creativa delle immagini (anche delle parole in alcuni casi), allora non c’è niente da fare. I creativi dovranno abbandonare i loro vecchi software di grafica per iniziare a fare altro. Cosa? Questa è l’ennesima domanda senza risposta. Ci sarà bisogno di consulenza strategica? Le AI avranno bisogno di imparare dall’uomo a lavorare?

Sono diverse le professioni che sono scomparse a causa delle nuove tecnologie (i centralini per esempio), così come altre professioni sono nate grazie alle AI. Persino i lavori creativi potrebbero entrare in questa lista. In tal caso anche i creativi avranno la necessità di evolversi e affrontare questo grande cambiamento in atto. La strategia sarà quella di fornire un valore umano alla macchina attraverso l’intervento delle persone. Non si tratta di estinguersi ma di evolvere facendosi trascinare consapevolmente dal progresso della scienza.

Il fatto che oggi le AI rilascino ancora immagini in parte imprecise non significa che non siano in grado di migliorare la loro tecnica giorno dopo giorno. Siamo proprio sicuri che la personale convinzione di essere gli unici titolari della creatività al Mondo ci garantisca che il futuro del nostro mestiere resterà invariato?

Anche perché la concorrenza non arriva solo da una AI creativa. Oggi parliamo di Midjourney che ha un hype molto alto sul web, ma sono tante le AI creative in circolazione, come Dall-E, dalla UX ottimale e più semplificata, e Wonder disponibile anche per smartphones.

Quello che le AI ci stanno insegnando è che non esistono più limiti. La creatività sembra non essere più un retaggio solamente umano. Siamo nel pieno dell’era digitale, le AI sono presenti nella nostra quotidianità ma il rapporto che regola gli esseri umani e la macchina è ancora fondato sulle leggi di Asimov. È un tema delicato, importante e proprio in questi ultimi anni è al vaglio dalle comunità europee internazionali. Già in passato il tema di dove la scienza potesse spingersi è passato sotto i riflettori, a noi può sembrare un tema nuovo ma già in passato il tema della pecora Dolly è stato posto all’attenzione degli eticisti per lungo tempo. Se un tempo i confini erano marcati dalle legge di Asimov, ora è necessario ricalibrare, ampliare e sostituire questi limiti. Fin dove le AI possono spingersi? Questo è un lavoro (lo studio etico) che spetta agli esseri umani e non alle macchine. L’etica impone limiti esattamente come fecero i genetisti quando clonarono la pecora Dolly. Questo, almeno questo, ancora ci appartiene.

P.S. l’immagine di Monet è la A, l’immagine B l’ha creata l’AI chiedendogli di imitare i tratti dell’artista impressionista.

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