Per disegnare non servono più carta e matita, tantomeno una tavoletta grafica: la tela del futuro è l’aria mentre come pennelli sono sufficienti le mani. Un futuro remoto? Macché. Possiamo già farlo ora a patto di acquistare un HTC Vive, il sistema di realtà virtuale che HTC ha sviluppato insieme a Valve. La parte software si chiama Tilt Brush, è stata sviluppata da Google e si può acquistare per una trentina di euro.
Il filmato lascia a bocca aperta e se pensate che sia poco intuitivo commettete un errore: Glen Keane, animatore della Disney, “gioca” già da tempo con questi prototipi, ancor prima che Google acquisisse Skillman & Hackett, la società che ha sviluppato Tilt Brush.
Non si tratta di una delle tante mode che vanno e vengono: già nel 1949 Picasso fece i primi esperimenti di questo tipo. Nacquero così i famosi Dipinti di Luce, creando scie luminose su tele immaginarie immortalate dall’obbiettivo di una macchina fotografica. Nessun margine di errore, linee assolutamente precise, tempi di esposizione lunghi… e la tela prendeva vita dalle mani dell’Artista.
Usando Tilt Brush di contro è possibile ritoccare, modificare e correggere gli errori. Il vero plus però è che si supera ogni limitazione temporale: non si è più frenati dai tempi fisici dell’otturatore e ci si può sbizzarrire come meglio si crede, aiutati anche dagli originali strumenti messi a disposizione dal software, tramite i quali creare fontane di luce e – soprattutto – esplorare da ogni prospettiva le creazioni.
La realtà virtuale inizia insomma a trovare applicazioni per l’utente finale diverse dai soliti videogiochi, capaci di fare la differenza e attrarre un pubblico più vasto. Qualcuno potrebbe obiettare che i prezzi di un HTC Vive e del computer necessario per supportarlo non sono per nulla popolari ma facciamo due conti: quando costano pennelli, colori e tele? Quanto materiale si getta prima di produrre qualcosa di soddisfacente? Tenendo conto di questo l’investimento iniziale si ripaga in fretta. Che la realtà virtuale sia in grado di democratizzare l’arte, sia dal punto di vista della creazione sia da quello della fruizione? È presto per dirlo ma il fatto che Google ci stia investendo sopra ci fa capire che i presupposti ci sono tutti.