Ecco perché i più giovani preferiscono Snapchat e Tunemoji - Hydrogen Code
agosto 28, 2018

Verso la metà degli Anni ’90 un’orda di adolescenti nerd aveva iniziato a distinguersi dalla massa. Invece di utilizzare il solito telefono di casa, aveva iniziato a chattare. Inizialmente con il semplice ma efficacissimo sistema Videotel – il servizio videotex dell’allora monopolista SIP – poi tramite Internet con le prime chat di enorme diffusione. Chi utilizzava questi sistemi per le prime volte doveva decifrare un nuovo codice, fatto di abbreviazioni incomprensibili ai più, mentre pian piano si affermavano le prime emoticon, che pochi anni dopo avrebbero spopolato sugli sms e – soprattutto – su Internet.
L’evoluzione non si è fermata, le emoticon sono state presto sostituite dalle emoji e gli strumenti per comunicare sono ulteriormente evoluti, sempre più velocemente: ci sono voluti anni per passare dalla cornetta appoggiata all’orecchio ai modem, molto meno per passare dagli sms alle app, così come per saltare a piedi pari Facebook e iniziare la propria vita “social” con Instagram o Snapchat. 

I più giovani sono sempre alla ricerca di nuovi modalità per comunicare fra loro e, inevitabilmente, fanno in modo di tagliare i ponti con i propri genitori e chiunque appartenga a quella generazione. Chiedete a un 50enne di provare Snapchat e rimarrà intimorito dalla complessità dell’interfaccia, tanto quanto un adolescente messo di fronte a un sistema operativo di 20 anni fa. Non ci sono caselle di testo o menu messi in evidenza: tutto viene comandato con movimenti del pollice e il messaggio viene plasmato di conseguenza.
Il testo è praticamente un corredo all’immagine, o al filmato, e i commenti sono tanti essenziali che non sempre è semplice distinguere i bot dalle persone reali. Se in passato le immagini avevano la funzione di corredare il testo, di arricchirlo, oggi accade il contrario: il contenuto grafico è centrale, e il testo nella migliore dei casi una didascalia. Se c’è qualcosa da specificare, l,o si fa tramite l’audio, non più tramite le lettere. E proprio l’audio sembra essere la nuova frontiera, visto  il successo delle Tunemoji, le GIF musicali.

Superata una certa età, stare dietro a tutte queste novità diventa praticamente impossibile. Non dal punto di vista tecnico, quanto da quello comunicativo: come è sempre accaduto, il desiderio delle nuove generazioni di trovare i propri spazi li spin1ge a cercare nuovi linguaggi che siano il più possibile distanti da quelli dei loro genitori, idealmente incomprensibili. E, di conseguenza, cambiano luoghi, toni e strumenti per parlarsi.

Inutile per i più anziani cercare di capire questi linguaggi, di adottarli, soprattutto in ambito marketing. Non si può pretendere di avvicinare mondi tanto distanti. Se si vuole realizzare un messaggio destinato alle nuove generazioni imparare a usare Snapchat è una perdita di tempo: molto più saggio assumere chi lo usa naturalmente, tutti i giorni, chi quel linguaggio lo parla da madrelingua.

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