Facebook e il flop delle Reactions - Hydrogen Code
aprile 6, 2016

Faccine, Emoticons ed Emoji in alcuni ambiti hanno praticamente sostituito le parole, soprattutto per il pubblico più giovane. Lo si nota sui forum, nei messaggi su Facebook e anche nelle semplici conversazioni su WhatsApp, situazioni in cui capita spesso di trovarsi in dialoghi costellati di faccine. Data una simile premessa, il successo delle Reactions di Facebook veniva dato quasi per scontato e in tanti si aspettavano di vederle utilizzare in maniera massiccia. 

A più di un mese dal debutto, però, i dati dicono il contrario. Fate caso alla vostra bacheca, o semplicemente andate a spulciare le timeline di pagine molto seguite: ci vorrà poco a realizzare che è ancora il “Mi Piace” a spopolare, mentre le emozioni di gioia, stupore, rabbia o tristezza vengono usate solo da una percentuale minima di utenti.

Al momento Facebook non ha ancora dati ufficiali ma il team di Social Times ha fatto una serie di ricerche analizzando i dati di alcuni top brand (Nissan, Bertolli, Armani, LG Mobile e altri) per capire quale impatto hanno avuto le Reactions sul pubblico. Il risultato è una schiacciante predominanza del “Mi piace”, utilizzato nel 93% dei casi. Solo il 7% delle Reactions fa uso di uno dei nuovi stati d’animo previsti da Facebook.


Fonte: SocialTimes

I dati sono viziati dal fatto che si tratta di una novità ma la schiacciante predominanza del semplice Like fa riflettere. Potremmo spiegarlo col fatto che buona parte degli utenti non si è accorta della loro esistenza o le trova scomode da utilizzare. L’utilizzo, pur semplice, non è affatto intuitivo: è necessario tenere premuto il tasto “Mi Piace” per qualche istante prima di farle apparire e poterle selezionare. Questo “spreco” di tempo effettivamente mal si concilia con un’utilizzo dei Social Network che è frenetico e poco approfondito: per mettere un “Mi Piace” basta un gesto, usare al suo posto una Reaction richiede più tempo e attenzione. Non dobbiamo nemmeno escludere che alla gente non interessi molto usarle. Chi vuole esprimere qualcosa di più profondo di un Like ha già a disposizione testo ed emoticon, rendendo forse ridondante l’uso delle Reactions. 

Del resto, Facebook non è nato per gestire e promuovere situazioni così complesse come le sfumature delle emozioni. Adattarlo in corso d’opera per creare un nuovo approccio non è banale e porta il network verso una strada molto differente da quella attuale. Zuckerberg e i suoi soci hanno capito certamente una cosa. Le emozioni sono alla base della vita di ognuno di noi e Facebook non è in grado di vederle e monitorarle. Facebook parla contemporaneamente di Empatia e di realtà virtuale ma sembra che la strada non sia ancora ben definita per loro.

L’Era Digitale necessita probabilmente di nuovi approcci e di nuovi linguaggi ed esistono altre realtà che stanno lavorando proprio in questo campo, come Tootoom, una Startup tutta italiana che lancerà a breve il primo Empathic Social Network proponendo, dai primi rumors, un nuovo linguaggio universale. 

Zuckerberg e il suo team forse hanno voluto esagerare con la complessità senza tenere conto di un importante particolare: il pubblico aveva espressamente richiesto una sola nuova icona, il “Non mi piace”.

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