Questa settimana il presidente Barack Obama è andato in visita ufficiale in Vietnam. Di per sé la notizia non è niente di speciale: uno di quei viaggi importanti per le relazioni diplomatiche ma spesso di scarso interesse per la gente comune. Il governo vietnamita però è riuscito ad aggiungere sapore a una storia insipida con una mossa non proprio geniale dal punto di vista mediatico. Per impedire ai (tanti) detrattori dell’attuale regime comunista di organizzare manifestazioni contro il governo, quest’ultimo ha ben pensato di spegnere Facebook per qualche giorno, più precisamente da domenica a mercoledì.
A quanto sostengono le organizzazioni per i diritti civili Viet Tan e Access Now non sarebbe la prima volta: in maggio, in seguito alla moria di pesci, Facebook era stato bloccato in più occasioni.
Il Vietnam non è l’unico caso di regime poco favorevole al libero scambio di opinioni. A febbraio in Uganda sono stati sospesi sia Facebook sia Twitter durante il periodo elettorale mentre a marzo è stata la Turchia a prendere questa decisione dopo un bombardamento. Il “premio” in ogni caso va all’Iraq che pochi giorni fa ha inibito completamente l’accesso a Internet per evitare che gli studenti potessero copiare durante gli esami.
Facebook e i Social fanno più paura delle armi? A quanto pare, in certi paesi è proprio così. Facebook del resto veicola informazioni e un regime può controllare la stampa con relativa semplicità. Ben più difficile controllare le opinioni e, non potendo arginarle, chiudere i Social è il modo più efficace per limitarne la diffusione.