Il Marketing incontra la Realtà Virtuale ed è amore a prima vista - Hydrogen Code
ottobre 11, 2016

Da quando Facebook ha acquisito Oculus Rift di Luckey Palmer, la realtà virtuale è diventata un tema incredibilmente caldo. Così caldo che nel settore si sono gettati colossi come Samsung (Gear VR), HTC col suo Vive e Sony, che fra pochissimi giorni lancerà sul mercato la sua soluzione VR per la PlayStation 4. 

Contrariamente a quanto accaduto negli Anni 90, coi primi esperimenti poi falliti di VR per il mercato consumer, oggi la tecnologia sta attirando l’attenzione. Non solo quella degli appassionati di videogiochi e tecnologia: anche il più ampio pubblico generalista mostra interesse. Probabilmente queste persone non investiranno cifre importanti in apparecchi come Oculus Rift o HTC Vive ma si dilettano coi video 360° con il loro smartphone e, se vedono un banchetto che permette di sperimentare la VR non si fanno sfuggire l’occasione. Un aspetto che non dovrebbe essere trascurato da chi opera nel marketing. 

Integrare la VR all’interno di una strategia di comunicazione non è banale e – in certi casi – può avere costi elevati ma si ha la certezza di attrarre l’attenzione del pubblico, come dimostrano alcuni esempi di successo. Fra questi potremmo citare McDonalds che a marzo in Svezia ha realizzato un particolare Happy Meal. La confezione, piegata, si trasformava in un visore Cardboard. Anche il NY Times non è rimasto insensibile alla tecnologia a ha regalato un Carboard a un milione dei suoi abbonati per spingere la sua VR App che presenta le notizie in maniera più moderna e può comunque essere fruita con un qualsiasi smartphone. 

 

Non si tratta di esperimenti isolati. La catena di hotel Marriot per promuovere i suoi alberghi ha collaborato con Framestore VR Studio e realizzato un’installazione decisamente originale. Si tratta di una specie di cabina telefonica, riscaldata e dotata di ventilatori che in una sessione di un minuto e mezzo circa teletrasporta il “passeggero” in una spiaggia di Maui o sulla cima della Tower 42 di Londra. Continuando con gli esempi, Coca Cola lo scorso anno ha permesso a chi vive in Polonia di provare l’emozione di un giro sulla slitta di Babbo Natale, mentre Volvo ha organizzato un tour virtuale sul suo SUV XC90. Di Ikea abbiamo, invece, già parlato in un precedente articolo.

Come abbiamo visto le idee per implementare questa tecnologia non mancano. L’investimento può variare dalle poche centinaia di euro per un video a 360° godibile alla realizzazione di un’app da distribuire o di un’installazione all’interno di una fiera, un albergo, un negozio. In questi ultimi casi, ovviamente i costi salgono sensibilmente ma si avrà la certezza di attirare l’attenzione dei potenziali clienti.


Attenzione però, perché l’approccio dovrà necessariamente essere diverso da quanto siamo abituati a fare. Una foto o un video devono raccontare, sbattere in faccia un’esperienza o un concetto. Se vogliamo realizzare un’esperienza VR, per quanto economica, è fondamentale ripensare l’approccio. Lo spettatore quando indossa un visore o guarda un video 360° sullo smartphone non vuole subire un’esperienza: pretende di viverla. Di conseguenza è importante capire come coinvolgerlo, come farlo sentire protagonista e non mero spettatore di uno show. Sarà per questo che molte aziende si rivolgono a sviluppatori di videogiochi per realizzare le loro esperienze in VR?

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