novembre 5, 2021
Il Metaverso di Facebook è la nuova frontiera della tecnologia. Ma siamo sicuri di non vivere nuovamente l’illusione di trovarci in un Universo a metà?
L’annuncio ha fatto clamore solo pochi giorni fa, eppure la notizia è di luglio.
Il genio, il magnate, il rivoluzionario, il tanto temuto e odiato (da alcuni) Mark Zuckerberg ha annunciato che qualcosa di nuovo sta per nascere. Un Universo chiamato “Meta” che a suo dire migliorerà di molto la vita online di tutti. Eppure dall’analisi che abbiamo fatto ci siamo chiesti: Il Metaverso di Facebook sarà un Universo a metà?
Le origini del progetto
La settimana scorsa quasi tutti sul Pianeta hanno realizzato che a breve ci trasferiremo in un Mondo nuovo, così più o meno suona l’idea di Facebook. Quindi, se la promessa di Elon Musk di portarci tutti a vivere su Marte non dovesse bastare, sarà Meta a consolarci. Pianeta nuovo, vita nuova!
Meta è il nuovo nome della Holding che fa da contenitore a tutte quelle App che usiamo quotidianamente sui nostri Smartphones: Facebook, Messenger, Instagram, Whatsapp e Oculus.
Come un’Araba Fenice, Meta nasce dalle ceneri di Facebook, un Social non del tutto morto ma in procinto di diventarlo nel giro di pochi anni (visti anche i numeri al ribasso che inizia ad avere). È poco chiaro ancora quanto venga a costare all’azienda questa imponente operazione di medicina estetica. Si stima che l’azienda abbia già speso 10 miliardi di dollari e che ne servano ancora altri 5 per raggiungere l’obiettivo finale.
Una cosa è certa, come qualsiasi ritocco estetico degno di nota, più è profondo e invasivo l’intervento, più il risultato rischierà di sembrare finto e forse un po’ grottesco.
I primi segnali
A preoccupare l’Azienda californiana sono stati non solo i numeri in calo su Facebook, quanto la diminuzione di introiti dovuti al tracciamento degli utenti.
Più volte negli ultimi anni Zuckerberg è stato ascoltato da giudici e politici sulle accuse riguardo la violazione della Privacy di noi utenti. Per porre un argine a questo fenomeno Facebook si è impegnata a non fare assolutamente nulla per proteggerci. Di conseguenza ad intervenire sono stati i produttori di Smartphone a venirci incontro, dandoci la possibilità di scegliere sulle impostazioni del telefono se essere tracciati o meno dalle App. Le stesse App che altrimenti saprebbero cosa, quando, dove e come cerchiamo prodotti su Google, necessitiamo di un nuovo scopettone per il bagno o magari dove vorremmo passare capodanno. Insomma sapevano tutto di noi al fine di piazzarci sotto gli occhi una deliziosa pubblicità costruita ad hoc sulle nostre esigenze.
Adesso si stima che più della metà degli utenti abbia deciso di non farsi tracciare, di conseguenza arrivano sugli schermi pubblicità imprecise o poco interessanti. Poco interessanti per noi ma estremamente gradevoli per il nostro portafoglio. Da quando questo servizio è attivo Facebook ha già perso 7 miliardi di dollari che altrimenti avrebbe guadagnato con la pubblicità. Insomma, andava creato un sistema diverso per fare soldi…
La prima crisi…
Neanche è iniziata l’operazione di Metaversificazione delle nostre vite che già si presenta il primo inghippo. Infatti è di ieri la notizia che il nome Meta esiste già…ed è quello di una PMI che si occupa di vendita di computer e gadget tecnologici in Arizona. I fortunati, non lo di ciamo a caso, si chiamano Meta Pcs e hanno già confermato che chiederanno a Facebook almeno 20 milioni di dollari per concedere l’utilizzo del nome a Facebook. Poco male visto che Zuckerberg una cifra simile la spende in un anno solo per portare al ristorante gli amici e pagare la security per difendersi dai nemici.
Detto questo, a noi ci è venuto da pensare che Facebook avrebbe potuto creare qualcosa di più originale per chiamare la propria Holding. Di solito in Agenzia quando si sceglie il nome per un nuovo prodotto la prima cosa da fare è controllare su Google che il nome non esista già da qualche altra parte, per evitare spiacevoli inconvenienti…oppure Facebook ha litigato anche con i motori di ricerca? Potrebbe darsi visti i precedenti…
Ma come funziona il Metaverso di Facebook?
Vi è mai capitato di giocare a The Sims o alla Wii? Ecco il Metaverso di facebook si presenta proprio così. Un universo in 3D di “pippottini” che saremmo noi, dove sarà possibile andare a fare la spesa, fare riunioni di lavoro e perché no assistere alla messa o allenarsi con un coach. Tutto molto carino sembra. Basterà comprare un visore di Realtà Virtuale, oggi alla modica cifra di 350 euro e un paio di joystick da 80 euro (il tutto venduto da Oculus che è di proprietà di Meta) e siamo pronti a interagire con gli altri in un non-mondo più bello.
Ovviamente non finisce qui. Se nel Metaverso faremo tutto quello che oggi dovremmo fare in presenza, sarà d’obbligo spendere soldi esattamente come quando facciamo le cose offline. Se infatti oggi compriamo su Amazon le cose che ci servono, domani le compreremo al MetaSupermercato. Un posto dove non potremo certo mandare il nostro pippottino in pigiama. Così come non potremo mandare in mutande il pippottino a fare una MetaRiunione di lavoro. Saremo costretti a comprare vestiti, magari di marca, per addobbarli (non riusciamo ancora a usare la parola “vestirli”) per non sfigurare davanti agli altri pippottini? Non potremo mica usare la stessa giacca tutti i giorni…sai che figura.
Insomma se il funzionamento, banale, del Metaverso è chiaro a tutti, non ci è ancora ben chiaro quanto ci verrà a costare.
Ma allora…Il Metaverso di Facebook sarà un Universo a metà?
La promessa di Meta è che la “nuova” tecnologia sarà in grado di rendere la vita più semplice a tutti. La nostra idea è: ovviamente lo farà!
L’idea è quella di creare un Mondo di connessioni umane fatte completamente in un non luogo, senza il contatto fisico tra le persone. Senza alcun coinvolgimento reale e, probabilmente, senza alcuna conseguenza etica e morale. Tutte implicazioni che rendono la nostra vita più complessa e complicata. Nulla è mai lineare nella vita vera, c’è sempre un imprevisto.
In un Mondo senza implicazioni fisiche, empatiche e etiche ovviamente è più facile vivere.
Sarà lecito MetaRubare? Si potranno MetaPicchiare gli altri pippottini? Sarà forse permesso ucciderli?
In Filosofia c’è un concetto un po’ complicato che si chiama Riduzione Fenomenologica. Il nome fa paura però non è così complicato come sembra. In breve i filosofi dicono che per studiare un oggetto (come una sedia, una lampadina, una penna ecc.) senza pregiudizi, l’unica cosa da fare è guardare quell’oggetto come un ammasso di materia con una forma geometrica specifica e una sua utilità nel mondo (la sedia serve a sedersi, la penna serve per scrivere ecc.).
Con gli esseri umani è possibile fare lo stesso? No, dicono i filosofi. L’unico modo per conoscere un essere umano è l’empatia, poiché esso non è un “oggetto utile” ma una persona simile a me che ha sì una forma geometrica ed è sì composto di materia organica, però è anche capace di pensare, creare, distruggere, amare, odiare…
Il pippottino del Metaverso, al contrario, una riduzione fenomenologica del nostro io la fa eccome. Ci ritroveremo tutti a diventare una forma geometrica in 3D che farà cose, utili, al mercato, alla società e all’economia.
Così, senza alcun tipo di implicazione e di coinvolgimento profondo i NOI-NON-NOI saranno immersi in un mondo senza contatto, privo di tocco emotivo e sopratutto senza alcuna risonanza interiore. Abbiamo creato una nuova umanità a metà, in un Universo a metà in grado di appiattire la realtà intera. Tutto ciò che c’è di più profondo nell’animo umano non sarà esprimibile e tutto ciò che che c’è di più fisico e materiale sulla Terra (suoni, tocco, gusto, luce…) non sarà esperibile.
Un’ alternativa ci sarebbe….
Eppure a creare un Meta Universo empatico ci hanno già provato altri ma in pochi gli hanno creduto, nessuno li ha finanziati e solo alcuni lo hanno compreso veramente. Tootoom nasce dall’idea di introdurre l’Empatia in Internet, nelle macchine e negli oggetti per costruire un nuovo Umanesimo. Per citare il sito :
“È sempre più avvertita la necessità di un linguaggio comune in grado di creare INTERAZIONI EMPATICHE con la tecnologia e, tramite la Rete, con le altre persone, le aziende e le istituzioni; nel rispetto della singolarità di ognuno, del proprio modo di essere, della propria cultura e identità specifica. Questo è quanto propone Tootoom attraverso i suoi algoritmi, aprendo un nuovo scenario nel campo dell’interazione Uomo-Macchina-Rete e dell’Intelligenza Artificiale.
Si tratta di permettere il dialogo tra l’Uomo, la Rete e qualsiasi dispositivo tecnologico facendo sì che riconoscano l’Utente, le sue necessità e le sue preferenze per restituire la migliore esperienza possibile e i servizi e contributi più adeguati.”
L’idea è bella e non lo diciamo solo perché siamo noi i creatori di questo progetto. Più volte ci è stato detto che vale tanto. Eppure ancora non siamo riusciti a portare la nostra voce più in alto, a persuadere i così detti “uomini di potere”.
Al contrario, abbiamo creato Meta, un universo asettico e vuoto dove l’unico suono che rimbomberà emergendo dal caos del Digital Marketing sarà quell’unica, eterna e tormentata domanda del filosofo: UOMO, DOVE SEI?
Johann Tischbein, Diogene cerca l’uomo con la lanterna, anni ’80 del XVIII sec., Nagel Auktionen, Stuttgart