Instant Articles: Facebook fa di tutto per tenerci al suo interno - Hydrogen Code
aprile 13, 2016

Ieri, 12 aprile, Facebook ha reso disponibili per tutti gli Instant Articles, una peculiarità precedentemente accessibile solo dagli editori che avevano partecipato al programma di beta. Di cosa si tratta? Di un metodo per velocizzare il caricamento delle pagine “esterne” quando usiamo Facebook da mobile. Pensiamo a un editore di un quotidiano che veicola le sue news sul sito e, ovviamente, sul Social di Zuckerberg: quando mette il link alla notizia su un post di Facebook e noi lo clicchiamo, lo smartphone aprirà il browser e ci porterà al contenuto. Grazie a Instant Articles non sarà più necessario usare un’applicazione esterna per seguire il link: il contenuto verrà renderizzato direttamente nell’App di Facebook e si caricherà sino a 10 volte più velocemente.

Per convincere gli editori, Facebook ha garantito loro che ogni visualizzazione di Instant Articles sarà presente anche sugli Analytics del sito stesso. In parole povere, anche appoggiandosi a questa tecnologia sarà possibile tenere traccia delle visualizzazioni e ovviamente guadagnare tramite i banner, proprio come se chi li visita venisse sul nostro sito.

“Gli Instant Articles sono accessibili solo tramite smartphone e tablet”


Sembrano non esserci motivi per non adeguarsi e implementarli sul proprio sito, considerato che sono anche gratuiti. È però doveroso fermarsi un momento e ragionare sulle implicazioni di una simile scelta. Facebook ormai ha sostituito tanto le edicole quanto i quotidiani. Tendiamo a seguire la pagina Facebook dei siti che frequentiamo e passiamo da questo filtro per ottenere le informazioni. Un filtro che è tarato dal Social Network secondo un algoritmo di cui si conosce ben poco e che tenta di suggerirci i contenuti più congeniali a noi. Comodo, certo, ma il rischio è che senza accorgercene rischiamo di vedere solo una parte della realtà, quella più affine a noi, scartando altre opinioni di cui non notiamo nemmeno l’esistenza. Banalmente, un sostenitore di teorie complottiste avrà una timeline fitta di personaggi e informazioni che supportano la sua inclinazione e, viceversa: l’algoritmo tenderà a proporci con maggiore frequenza i post degli amici con cui andiamo d’accordo, mettendo in secondo piano opinioni che – secondo lui – non sono pertinenti. Il rischio è quello di darsi gran pacche sulla spalla senza confrontarci con chi propone spunti differenti

Non dimentichiamo poi le stringenti regole di Facebook su ciò che è accettabile postare o meno, su quante immagini che ritraevano opere d’arte che sono state cancellate per via di un innocuo capezzolo. Luca Bizzarri, ex presentatore de Le Iene, si è visto cancellare un post perché qualcuno riteneva offensiva l’immagine di un salame. Facebook ovviamente decide le regole della sua piattaforma, non possiamo recriminare una volta accettato il contratto ma è doveroso riflettere su questi dettagli quanto gli affidiamo la selezione delle nostre news. Ricordiamoci sempre che la Timeline non è rappresentativa del mondo intero ma solo del nostro piccolo microcosmo.

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