Non troppi anni fa stavamo ancora a fantasticare sui romanzi di Asimov e sui fumetti di Nathan Never, affascinati dall’idea di poter modificare un robot in modo che potesse disobbedire alle tre regole della robotica. Pochi di noi, forse nessuno, avrebbe creduto realmente che in età adulta avremmo dovuto realmente fare i conti con queste problematiche. Eppure, quasi senza rendercene conto, siamo arrivati al punto in cui anche il Parlamento Europeo si è mosso e ha iniziato a stendere le prime raccomandazioni su quelle che saranno le norme di diritto civile sulla robotica.
Si tratta di una serie di proposte su nuove leggi, o modifiche a quella attuali, che regolino il sempre più massiccio ingresso delle intelligenze artificiali nella nostra vita.
Qualcuno potrà pensare sia prematuro porsi questi problemi ma dobbiamo considerare che l’auto a guida automatica è già una realtà, dal punto di vista tecnico. Non solo le Google Car, ma anche gli attuali modelli di Tesla potrebbero scorrazzare sole solette per le strade, senza alcuno al volante, come faceva la K.I.T.T. di Supercar. Se non lo fanno, è solo perché la legge impone a un guidatore di essere pronto a prendere il volante.
A breve questa legge cambierà, inevitabilmente, e le implicazioni sulla vita di tutti i giorni saranno ben più forti di quanto si possa pensare. Non si tratterà solo di decidere di chi sarà la colpa e quale assicurazione dovrà pagare in caso di incidente non dovuto all’uomo: bisognerà valutare quali saranno le regole generali che dovranno seguire le intelligenze artificiali. Per intenderci è etico sacrificare la vita di chi è seduto in auto per salvare un bambino che attraversa la strada? Sarebbe preferibile il contrario?
Questo è un esempio più facile da comprendere ma nelle oltre 20 pagine di relazione si toccano aspetti più complessi e meno scontati. Ci si pone il problema della responsabilità del robot, della sua assicurazione obbligatoria contro danni causati dal suo malfunzionamento, ma ci si interroga anche sull’impatto che avranno sulla società. Man mano che i robot prenderanno piede andranno a sostituire il personale umano inizialmente sui lavori meno qualificati (catene di montaggio, conducenti, gestione magazzino…) e piano piano arrivando a occupare anche posizioni di maggiore “prestigio”, arrivando ad affiancare, se non sostituire, professioni come quella del medico o dell’analista finanziario. La società dovrà farsi trovare pronta e per farlo, secondo il Parlamento Europeo bisognerà partire dal sistema scolastico, adeguandolo alle mutate esigenze. Nella proposta si suggerisce anche di iniziare a porre le basi per un reddito universale: evidentemente chi ha steso queste linee guida è convinto che l’avvento dei robot porterà inevitabilmente alla perdita di numerosi posti di lavoro.
La rivoluzione non risparmierà i reparti marketing. In parte, sta già succedendo. Basti pensare ai bot: oggi sono ancora rudimentali ma nell’arco di pochi anni potrebbe risultare difficile distinguere un bot da un operatore reale durante una chat. Sino a che punto dovrebbe spingersi con le domande un bot capace di conversare autonomamente, senza quindi basarsi su uno script? E cosa dovrebbe fare in caso di insulti, ingiurie o frasi razziste? Troncare la comunicazione, avvertire le autorità o proseguire il suo lavoro come nulla fosse?
Il mondo non si trasformerà così tanto in un giorno, naturalmente, ma nemmeno fra 20 anni: la rivoluzione è molto vicina e conviene essere preparati. Sia come individui, sia come società.