Internet e social network: ne hanno bisogno davvero tutti? - Hydrogen Code
agosto 22, 2017

Chi vive nelle grandi città tende a dare spesso per scontato che un ristorante, un bar e in generale qualsiasi attività abbiano un sito e una pagina Facebook. Come minimo, perché poi sono in molti a usare anche altri social o a fornire servizi di consegna a domicilio tramite i soliti Foodora, Deliveroo e UberEATS. Basta però fare un giro in qualche centro meno noto, come un paese di campagna o le tante piccole città che si affacciano sul mare ma non si chiamano Porto Cervo o Forte dei Marmi, per capire che la situazione è molto differente.
Il sito, quando c’è, è vecchio e non aggiornato, spesso scomodo da consultare con lo smartphone. Alcuni rimediano con una pagina Facebook, ma sono una piccola parte e nella maggior parte dei casi sono i gestori a curarla, non dei professionisti. Per avere informazioni su molti locali l’unica via è quella di affidarsi a TripAdvisor, almeno per scoprire indirizzo e telefono. 

Quello che può sembrare un’anomalia per chi lavora nel settore della comunicazione diventa la norma per parecchie realtà e solo i più giovani e “acculturati“ (dal punto di vista informatico) cercano di promuoversi online sfruttando le proprie competenze, non certo rivolgendosi ad agenzie o freelance. Non è una questione di digital divide: le infrastrutture non mancano, anche se la fibra rimane un sogno. La questione è molto più pratica. Chiacchierando con i gestori la percezione è che i vantaggi non vadano a coprire i costi. Del resto, in questi paesi i turisti non mancano, anzi, se non si prenota per tempo si rischia di sottostare a lunghe attese prima di potersi sedere al tavolo. Quando la stagione cambia e i turisti non ci sono, difficilmente gli abitanti del luogo andranno a consultare il sito di un ristorante dove passano davanti tutti i giorni. Anche piccole cifre, poche migliaia di euro, rischiano di essere un investimento perso: l’attività d’estate funziona già a pieno regime e per avere più clienti l’unica soluzione sarebbe ampliare i locali.


Essendo imprenditori, se devono investire vogliono vederne il ritorno e, a queste condizioni, non è facile. Inutile parlare loro di brand awareness, brand image, logo design: sono parole che non li colpiscono. Avrebbero senso se l’obiettivo fosse quello di espandersi, di aprire in altre città, ma non stiamo parlando di multinazionali, né di chef che ambiscono al firmamento. Ed è proprio quello il loro punto di forza: funzionano perché la gente ci passa di fronte, per il consiglio dall’amico o perché sono le trattorie storiche della zona.


Provate a mettervi nei panni di un’ipotetica web agency che opera da queste parti: quali chiavi dovrebbe usare per procurarsi clienti? E come garantire loro dei risultati economici, non delle metriche di vanità che non stimolano l’interesse di questi imprenditori?