Il nuovo anno è appena iniziato e gli sforzi sono tutti concentrati sul raggiungimento dei nuovi obiettivi. Il primo passo verso il successo è quello di evitare gli errori e per aiutarvi abbiamo voluto selezionare i più grandi flop del 2017, giusto per ribadire cosa NON bisogna fare.
All’inizio dello scorso anno, Snapchat era uno degli unicorni più apprezzati nel mondo delle startup, l’unico social network capace di colpire l’attenzione dei più giovani, che iniziavano a stancarsi di Facebook. Il successo e la crescita erano tali che a Giugno sono anche stati introdotti gli Spectacles, degli occhialini con videocamera connessa che avrebbero dovuto rivoluzionare il modo di fotografare e guardare la realtà. A dispetto delle promesse, meno dell’1% degli utenti li ha acquistati, il tutto mentre Snapchat ha iniziato a perdere di appeal da quando le Storie sono state introdotte su Instagram.
Quest’estate, per una settimana circa l’attenzione si è concentrata su una nuova e “rivoluzionaria” app, Sarahah. Il suo punto di forza era la comunicazione unidirezionale e il suo anonimato: chi la installava riceveva commenti anonimi. Non ci voleva un genio per capire che la maggior parte di questi commenti sarebbero stati insulti, anche forti. Anonimi, naturalmente. Inutile dire che l’innamoramento iniziale è scemato presto, relegando l’app al dimenticatoio per qualche tempo. Sino a che qualche ricercatore ha scoperto che Sarahah, senza avvertire l’utente, inviava la lista dei contatti del telefono ai server dell’azienda. Una fregatura a tutto tondo, praticamente.
Non tutti gli unicorni volano alto e a lungo. Pensiamo per esempio a Oculus Rift, un progetto lanciato su Kickstarter da un allora sconosciuto Palmer Luckey che ha fatto rinascere la passione per la realtà virtuale, sopita da qualche decade. L’interesse è stato tale che Facebook si è comprata baracca e burattini mettendo sul tavolo qualche miliardo, mentre attori come Samsung e Vive e Sony hanno lanciato le loro soluzioni più o meno evolute. Dopo un paio di anni il risultato è che i prezzi dei visori sono scesi, in certi casi crollati, ma pochi hanno sentito l’esigenza di acquistare un sistema di VR per la propria casa. Tempo fa dicevamo che la VR era “un interessante esperimento che potrebbe rivoluzionare la fruizione di contenuti così come fare la fine che aveva già fatto negli anni 90: sparire dimenticata da tutti.“. Non ce la siamo ancora dimenticata, ma di certo non ha fatto breccia, se non nel cuore di qualche inguaribile nerd.
Dopo che Facebook è stata accusata di tutti i mali del mondo a causa delle “fake news” che circolano sul social, Zuckerberg ha deciso di fare qualcosa per frenarne la diffusione. Inizialmente si era deciso di aggiungere un bollino rosso alle news palesemente false – tipo quelle sulle scie chimiche. Verso la fine dell’anno il cambio di direzione: ora verranno affiancati alla “fake news” articoli che riportano correttamente il fatto o che lo confutano. Nonostante tutto, il numero di bufale che affollano i vari feed (spesso riportate anche da “seri” giornali) non accennano a diminuire.
Avete mai avuto l’impressione che a ogni aggiornamento del sistema operativo il telefono rallenti sempre più? Nel caso di Apple, non si tratta di una sensazione, ma di un dato di fatto. Peccato che il rallentamento non sia dovuto (solo) all’aggiunta di nuove funzioni che affaticano i terminali meno recenti, ma da una precisa scelta del Apple. Per evitare blocchi inaspettati degli iPhone meno recenti (dovuti alla batteria non più nuova incapace di reggere il passo), iOS rallentava sensibilmente le prestazioni del telefono. Ovviamente, senza comunicare nulla ai suoi utenti.
Quando la notizia è diventata pubblica, Apple ha dato le sue giustificazioni e ha cercato di farsi perdonare garantendo la sostituzione delle batterie per soli 29 $ (invece dei consueti 79). Questo non è bastato per salvarla dall’ira di molti suoi clienti e – soprattutto – dalle autorità francesi che stanno indagando: oltralpe, l’obsolescenza programmata è un reato.