Ci sono notizie che uno si legge e tende immediatamente a riconoscerle come fuffa da clickbait. Il problema è che questa non è una di quelle. Purtroppo. E dire che ne ha tutte le caratteristiche: chi potrebbe credere che l’USOC minacci azioni legali contro chiunque utilizzi a scopi commerciali non solo hashtag come #Rio2016, ma addirittura parole come Olympic, Olympian e Gold, Silver, Bronze, con relative traduzioni, si intende.
All’inizio pensavamo a uno scherzo, nonostante la fonte attendibile, poi abbiamo approfondito ed effettivamente la Rule 40 arriva a tanto. Tanto quanto? Tanto così:
“L’advertising non può includere alcun trademark Olimpico e termini ed espressioni legati a Rio 2016, alle Olimpiadi in generale, al Comitato Olimpico Nazionale (CONI) e alla Squadra Olimpica Italiana. Segue una lista, non esaustiva e a titolo puramente esemplificativo, di termini di cui non è consentito l’uso (anche nelle loro traduzioni):
Giochi Olimpici, Giochi Estivi, Rio de Janeiro, Rio 2016, Olimpionico, Olimpico, Brasile, Italia Team, Olimpiadi, Citius-Altius-Fortius, 2016, Performance, Sfida, Estate, Podio, Italia Olympic Team, Oro, Argento, Bronzo, Medaglia, Giochi, Vittoria, Agosto, CONI.
No, non è Lercio. Potete trovare tutto qui, nero su bianco. Noi ci siamo limitati ad aggiungere i grassetti. Il bello deve ancora finire perché non è che sono proibiti solo gli hashtag relativi a questi termini: sono proibiti i termini stessi, come si vede a pagina 14 del documento.
Questi tweet non sarebbero approvati:
• Fa riferimento alla competizione del giorno
• Contiene la parola “medaglia d’oro”, che fa riferimento ai Giochi
• Le congratulazioni sono un riferimento contestuale alla performance del Partecipante
A meno di essere giornalisti, qualsiasi Brand che deciderà di fare pubblicità non potrà usare termini come “medaglia d’oro”. Non solo: è anche proibito il retweet dei contenuti ufficiali.
La Rule 40 non ha mai goduto di grande stima da parte degli addetti ai lavori ma questa volta il Comitato è riuscito a combinare un pasticcio che non sfigurerebbe in una gag dei Monty Python.
Il prevedibile risultato è che, al di là di quanto scritto sul regolamento, non mancheranno Tweet “illegali”, che si mescoleranno alle milionate di quelli di giornalisti e semplici appassionati che non devono sottostare a questo delirio. Chi, del resto, si metterebbe a spulciare tutti i tweet contenenti la parola “oro”, declinata in varie lingue, per capire se si riferiscono a una sfida di Rio 2016, al prezioso metallo o ad altro?
Siamo insomma di fronte a un altro esempio di regole assurde, mal pensate e mal scritte, tanto ridicole da essere impossibili da rispettare ma capaci di far inferocire chiunque lavori nel settore.