Spesso lo diamo per scontato ma la comunicazione è alla base delle relazioni umane. Senza accorgercene sviluppiamo metodologie di comunicazione sempre nuove ed efficaci. E più o meno inconsapevolmente innoviamo i nostri linguaggi per farci comprendere da un pubblico sempre più ampio.
Così come, senza accorgercene, Linkedin ha ampliato le sue capacità di comunicazione introducendo la novità delle Linkedin Stories.
Già attive da qualche mese, hanno ancora una portata piccolissima e sembrano davvero pochi gli utenti che ne fanno uso.
Lo scorso febbraio, Pete Davies, Senior Director of Product Management di Linkedin, ha annunciato l’arrivo delle stories con un post.
L’annuncio non ha suscitato molto clamore, con meno di 800 like e 290 commenti. Considerando che il post ha fatto il giro del Mondo per lanciare una novità strutturale di grande portata.
Insomma bene ma non benissimo.
Dopo una prima fase di test avviata a primavera in Brasile, da qualche settimana la funzionalità è disponibile anche nel Bel Paese. Tuttavia gli utenti che ne fanno uso sono ancora pochi.
La notizia è iniziata a circolare da poco e forse ci vorrà del tempo perché l’utilizzo delle storie prenda piede su larga scala. Persino Wired Italia ha preferito tacere su giudizi troppo affrettati riguardo all’utilità e al futuro di questo servizio.
Come funziona?
Al contrario di Facebook e Instagram si accede al servizio solo dal telefonino. Per ora il desktop non da la possibilità di guardare o postare storie.
Le funzionalità di Linkedin Stories sono molto simili a quelle di Instagram. Solo un po’ più “fasciate”, forse per conferire ai contenuti un’aurea più professionale e meno di svago.
Infatti per il momento non si può:
• linkare “explore pages” o “discover more”
• inserire hashtags
• ricercare stickers o musica
L’unica attività concessa è quella di:
• postare foto o video di massimo 20 secondi
• menzionare altri utenti
• avviare dei poll
Le motivazioni del lancio sono principalmente due e sono state date dallo stesso Davies all’interno del post.
Prima di tutto vi è il bisogno di coinvolgere le nuove generazioni e di comunicare con loro. Non dimentichiamoci che Linkedin è una piattaforma business utilizzata in gran parte da recruiters e candidati. La Società ha avvertito il bisogno di adattarsi a quelle fasce di giovani in cerca di lavoro. L’idea più semplice è sembrata quella di inserire una modalità veloce e easy to get come le stories per rendere più agevole l’accesso alla piattaforma per i millennials.
In secondo luogo, continua Davies, si è percepito il bisogno di rinnovare la comunicazione dei professionisti all’interno del social. Si è detto, infatti, curioso di come la creatività potrà coinvolgere gli utenti nel raccontare le loro storie di vita professionale.
Ce lo domandiamo anche noi. Staremo a vedere.
Linkedin stories è una novità, per la piattaforma, non per gli utenti. Tutti gli user social hanno dimestichezza con il linguaggio e le storie Instagram/Facebook.
Come ogni cosa nuova, in questo caso vi sono dubbi ma anche positività da cogliere. Abbiamo individuato tre elementi che potrebbero trasformarsi in reali opportunità se sfruttate nella maniera giusta.
AVVIARE POLL: una delle poche attività concesse all’interno della piattaforma è quella di avviare sondaggi. Sembrerebbe un’opportunità da cogliere, specialmente in questo periodo, dove i livelli di stress possono essere elevati e le distanze sociali impongono di non incontrarsi di persona. Sondare il sentiment degli utenti o dei dipendenti della propria azienda con un sondaggio, potrebbe essere un buon modo per vedere come vanno le cose, chiedere pareri e opinioni, cercare di capire cosa può andare meglio. Insomma potrebbe aiutare ad avviare un processo empatico tra professionisti e aziende.
ELEVATOR PITCH: ormai anche nel mondo del business è importante presentare le proprie idee in maniera chiara e concisa. Possibilmente anche utilizzando un linguaggio creativo, in modo da aumentare l’attenzione di chi ascolta. L’idea di farlo su una piattaforma come Linkedin, con una breve storia di quindici secondi, potrebbe fare gola a molti imprenditori intraprendenti, catturando l’attenzione di futuri clienti e/o investitori.
BUILD YOUR TRUST: oltre alla presentazione dei progetti, questo strumento può offrire l’opportunità di esporre la propria attività in maniera chiara e limpida. Qui si insinua l’opportunità di costruire un rapporto di fiducia con i propri investors e utenti, attraverso dei brevi racconti su “Chi siamo e cosa facciamo”. Anche qui il racconto può diventare creativo e piacevole. Raccontare la propria “verità” di business è la via migliore per rendersi affidabili.
Ancora non se ne trovano in italiano, ma all’estero stanno spopolando i video di coach che offrono consigli su come ampliare il proprio business grazie alla nuova funzionalità di Linkedin.
Come ogni nuovo progetto, anche l’avventura di Linkedin Stories ha bisogno di un po’ di tempo per farsi strada. Funzionerà? Come?
Già nel 2018 Linkedin aveva lanciato un servizio di stories chiamato “Student voices”. Una piattaforma dedicata agli studenti universitari. Le stesse funzionalità ma riservate ad un target ristretto. Si dava l’opportunità agli studenti di condividere foto e video per trattare temi inerenti alla loro vita all’interno dei campus universitari, con lo scopo di iniziare a farsi notare dai recruiter delle aziende. L’esperimento si rivelò un totale fallimento e la funzionalità fu ritirata dopo pochi mesi.
Di sicuro la piattaforma ha avviato un processo di evoluzione che lentamente lo sta conducendo ad assomigliare sempre di più ad un social network di massa. Prima con l’introduzione degli hashtag nel 2018, le reactions nel 2019 e oggi con le stories.
Sembra quasi che la nostra società sia così assuefatta all’utilizzo dei social che ogni sfera della nostra comunicazione online sia ormai settata sul sistema Facebook/Instagram.
Se da un lato si cerca di preservare la sfera professionale della piattaforma, con un linguaggio più formale, trattando tematiche inerenti il business, dall’altro lato si chiede agli utenti di trasformarsi in micro influencer cercando di sfruttare al massimo la loro creatività. Questo vale anche per ambiti professionali dove la creatività non è necessariamente richiesta.
Di conseguenza c’è un rischio elevato di iniziare a vedere delle stories sempre più lontane dall’ambito professionale e più vicine alla sfera privata e di intrattenimento, esattamente come avviene sugli altri social.
Se le stories avranno un futuro, in qualche modo professionale, saranno gli utenti a stabilirlo, come sempre accade.
Siamo curiosi di capire quali saranno i contenuti più postati.
Insomma Linkedin cambierà definitivamente? Diventerà una piattaforma di entertainment?
Ci affidiamo all’istinto degli utenti.
D’altronde anche Tinder in origine era nata per incontrare l’anima gemella…ça va sans dire.