Olio: come girano le palme? - Hydrogen Code
maggio 11, 2016

Gli chef stellati come Cracco e Cannavacciuolo, fino a qualche anno fa conosciuti solo da una ristretta cerchia di gourmet, sono oggi vere e proprie star del piccolo schermo e la loro presenza è sufficiente a riempire uno stadio, nemmeno si trattasse di rockstar.   

A essere protagonisti non sono solamente gli chef ma anche gli ingredienti. Nel bene o nel male. Capita spesso di sentirci dire che questo o l’altro prodotto fanno bene alla loro salute anche se le discussioni che più attirano i click su Internet sono quelle relative agli ingredienti considerati pericolosi. Come l’olio di palma che si è meritato le prime pagine di parecchi giornali negli scorsi giorni. 

Olio di palma tossico: il governo italiano chiede spiegazioni alla Ue”, titola Il Corriere della Sera. Gli fa compagnia Repubblica che attacca le multinazionali “Olio di palma tossico, multinazionali lo sapevano dal 2009”, news poi ripresa praticamente identica (titolo incluso) da Dissapore, sito legato al mondo della gastronomia. Rainews ribadisce la cosa “Attenzione all’olio di palma: tossico e cancerogeno”.

Questi sono gli articoli che si trovano sulla prima pagina di Google cercando informazioni sull’olio di palma. A questo punto, molti di noi si saranno messi il cuore in pace, arrendendosi al fatto che la tanta amata Nutella, così come buona parte dei biscotti che accompagnano colazioni e tè pomeridiani, siano ben poco salutari a causa del malefico ingrediente. Non tanto perché lo dicono i giornali: loro riportano l’opinione dell’Esfa, linkando allo studio originale

Quanti, però, hanno letto questo studio? Provateci voi stessi: sono 160 pagine in inglese piene di termini tecnici, di tabelle, di riferimenti. Probabilmente, vi sarete fermati alle prime pagine, prendendo per buona la sintesi riportata da un po’ tutti gli organi di stampa. Del resto, quanti hanno le competenze per comprendere un documento così complesso? Pochi. Per quello ci si affida ai giornalisti. Peccato che nemmeno loro siano infallibili e le meccaniche della rete, al solito, tendono a portare nei primi risultati di Google non le pagine migliori e più attendibili, ma quelle che solleticano maggiormente l’attenzione del pubblico. La notizia choc, quella che più si presta a essere condivisa, conquista l’attenzione e si insinua nei nostri feed: in Facebook, nei suggerimenti di Google e un po’ ovunque. Avevamo già affrontato il tema parlando della caramella Rossana, specificando come si era deformato il messaggio originale, e questa volta tocca all’olio di palma. Che di certo non è un toccasana, sia chiaro, ma nemmeno è quel demone portatore di tumori dipinto dalla maggior parte degli articoli sul tema. Un’analisi meno allarmistica sullo studio la offrono Wired e La Stampa che, anche col contributo di esperti, danno una lettura più oggettiva e meno scandalistica dello studio di Esfa, inquadrando meglio i reali pericoli. Specificando, per esempio, che non è l’olio di palma il nemico, ma un po’ tutti gli olii che, col processo di raffinazione, possono produrre sostanze potenzialmente tossiche, in grandi quantità. Potenzialmente, appunto, e solo se assunte in quantità esagerate. La fetta di pane e Nutella che ogni tanto diamo ai nostri figli – per intenderci – non rappresenta un problema. Certo, se li facciamo ingozzare quotidianamente con grandi quantità di patatine fritte, merendine e via dicendo, non sarà salutare. Ma questo non ce lo dice solo lo studio: dovrebbe essere una questione di buon senso. 

La colpa è anche un po’ nostra che tendiamo a condividere con toppa semplicità – in buona fede – notizie che attirano la nostra attenzione, senza preoccuparci troppo della loro affidabilità. In questo caso, l’idea che un olio poco economico e prodotto in paesi lontani sia dannoso per la salute ci convince facilmente.

Come nel caso di Rossana, la verità non sta nel mezzo, ma nemmeno fra i primi risultati di Google, nonostante siano quelli più rilevanti.

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