Palmer Luckey: non è sempre necessario esercitare la libertà di opinione - Hydrogen Code
settembre 27, 2016

Le elezioni USA sono ormai alle battute finali e fra poche settimane scopriremo chi diventerà il Presidente. Il dibattito è sempre più acceso e, come sempre, i vari VIP hanno espresso la vicinanza a questo o quel candidato. A questo giro, la maggior parte dei volti pubblici si è apertamente schierata a favore di Hillary Clinton o, più precisamente, contro Trump. Poche le eccezioni, soprattutto nel mondo dei colossi della tecnologia, che si è quasi interamente schierato a favore delle politiche democratiche. Palmer Luckey, il fondatore di Oculus Rift, è invece andato controcorrente, rivelando pochi giorni fa di aver supportato economicamente Nimble America, un’organizzazione a favore di Trump. Un errore di cui probabilmente si sta amaramente pentendo.

L’errore ovviamente non è la sua preferenza politica, ma l’averla voluta dichiarare al mondo intero, attirandosi le critiche di un nutrito numero di persone fra sviluppatori che hanno deciso di non supportare più la sua piattaforma, consumatori che annunciano di voler sabotare Oculus e, inevitabilmente, gli azionisti. In poche ore, il giovane miliardario ha imparato una dura lezione: siamo liberi di votare chi vogliamo e di difendere le nostre convinzioni politiche, ma questo ha degli inevitabili riflessi quando siamo persone pubbliche e le nostre affermazioni sono scrutinate attentamente. 

Palmer Luckey ha ovviamente diritto alle sue opinioni ma, in quanto fondatore di Oculus, deve anche rendersi conto che l’esprimerle pubblicamente avrebbe provocato reazioni forti e potenzialmente dannose per i suoi affari. Quando si rappresenta un’azienda, dare pubblicamente l’appoggio a un politico, o un partito, non è una questione di opinioni: diventa una strategia di marketing. E quando un’azienda si occupa di tecnologia, investendo cifre enormi in sviluppo e ricerca, non è una strategia azzeccata appoggiare un candidato che ha più volte tuonato di voler “chiudere Internet”. Soprattutto quando Oculus è di proprietà di Facebook, che non solo ha appoggiato la campagna dei democratici, ma ha una filosofia aziendale basati su valori ben distanti da quelli esaltati da Donald Trump.