“I cittadini sono invitati a rispettare l’obbligo di restare in casa e uscire solo per approvvigionamento alimentare o farmaceutico. Gli anziani e i bambini non devono assolutamente uscire. Se qualcuno ha sintomi influenzali, febbre o tosse, deve rimanere a casa. Chi proviene dalle Zone Rosse oppure sospetta di essere a rischio è tenuto alla quarantena fiduciaria per la durata di quattordici giorni. lo stesso vale per i suoi componenti familiari”.
Mario inspirò avidamente dalla sigaretta emettendo un forte suono labiale. Mentre osservava l’auto della Polizia Locale passare sotto la palazzina di Via Ampère 40 con gli altoparlanti a tutto volume. Per un attimo le sirene silenziose e lampeggianti si confusero con la nuvola di fumo che gli era uscita dalla bocca. Mario osservò lo strano gioco di luci e fumo che gli ondeggiava sotto gli occhi.
Di colpo una luce diversa iniziò a lampeggiare sotto gli occhi e la sua vista ne fu rapita. Il telefonino illuminato mostrava una notifica di Messenger sul display. Il ragazzo notò che era quasi l’ora del coprifuoco.
Dal palazzo di fronte, un’anziana coppia si affrettava dondolante ad entrare nel portone. Al guinzaglio uno dei due portava un piccolo Cavalier king che si trascinava sulla via come un sacchetto di plastica. Avranno avuto almeno 85 anni tutti e tre, compreso il cane, che sotto uno strato di peli arruffati, osservava i padroni mentre si accingevano ad aprire il portone, con due occhi languidi quasi a supplicarli “Vi prego, lasciatemi morire in pace, oggi è le settima volta che mi portate a fare il giro dell’isolato.”
Mario osservò la scena e seguì la coppia con lo sguardo, fino alla chiusura del portone. “Non ti vergogni così giovane a fumare? Guarda che il Comune ha detto che ora è vietato”
Mario si girò di scatto e vide l’anziana vicina di casa con la testa che faceva capolino dalla finestra del suo balcone. Capelli ramati, scompigliati, sul naso un paio di occhiali spessi e il collo avvolto dal bordo di quella che probabilmente era una vestaglia rossa di pile. Aveva una pelle liscia e piena di macchioline, difficile capire quanti anni avesse. Potevano essere 60 come 90. Ma anni di creme per la pelle e di tinture ai capelli, le avevano confuso l’aspetto, rendendola un ibrido con un’età adulta non ben definita.
“Signora guardi che sul balcone di casa mia posso fumare”
“E no. Qui casca l’asino. Ci ho parlato stamattina con l’amministratore e lui mi ha detto che anche sui balconi è vietato. Che poi sa cosa succede? La portinaia mi ha detto che tutte le mattine ci trova tutti i mozziconi a terra davanti al portone. Chi sarà mai che butta le cicche dal balcone?”
Mario strinse il pugno sinistro nel tentativo di sfogare il nervosismo. Le nocche diventarono bianche come il latte per la pressione e nascose la mano nella tasca della tutta grigia.
“Signora-rispose con voce leggermente nasale- guardi che io non le butto a terra. Ho qui il posacenere pieno, se le buttassi a terra il contenitore sarebbe vuoto, no?”
La signora osservò il posacenere poggiato sul vaso di un ramo secco che un tempo doveva essere una piantina, si strinse la vestaglia intorno al collo “Ah ecco, ha il posacenere. Comunque sa che le dico? Voi giovani non sapete cosa vuol dire vivere liberi rispettando la gente. Io sa…” alzò la mano destra e l’agitò con un volée intorno al viso “ora mi vede così vecchia e brutta, ma ho fatto la guerra sa?”
“Ah caspita…” Mario rispose con le labbra quasi serrate. “Era una ragazzina all’epoca…immagino”
La signora ritrasse il viso con stupore “Ma no…avevo da poco passato i 50”
“Aveva 50 anni durante la guerra?”
“Si certo! Era il ’92 quando la Croazia fu attaccata”
“Ah mi scusi…non sapevo fosse croata”
“Ma io sono italiana sa? Non mi sono mai mossa da Milano”
“Ah ho capito…però era in Croazia durante la guerra”
“Seee…ma le pare? Ero qui a Milano”
Mario scosse la testa nel tentativo di sfuggire a questo discorso irreale “Mi perdoni ma credo di non capire…”
“Eh lo so che non può capire. Lei non l’ha mica fatta la guerra. Io tutte le sera guardavo Porta a Porta in televisione. Era come se fossimo lì…che brutto che è stato”
Mario per un attimo alzò gli occhi pensieroso, poi grattandosi la barbetta incolta rispose con un cenno del capo.
“Va bene io vado…la lascio alla sua “sigaretta”. Che poi sennò la pensa che sono una rompiscatole”
“Ma no. Valà…”
“Ah no? Non lo pensa? Vabbè buonanotte” La signora fece per rientrare ma con uno scatto portò fuori di nuovo la testa e puntandola lentamente verso il ragazzo aprì leggermente la bocca come per dire qualcosa “…si ricordi che domani c’è assemblea di condominio al computer…”
“Si certo che mi ricordo.”
“Buonanotte”, sparì.
Mario poggiò la cicca di sigaretta nel posacenere e osservò il vasetto traboccante. Con un gesto veloce buttò dal balcone un paio di cicche vecchie e consumate per fare spazio alla nuova ospite.
“Mario vieni, che sta a inizià la Champion…”
Mariò accolse l’invito del suo coinquilino, osservò la strada per qualche istante e poi rientrò, lasciando la finestra chiusa dietro di se.
Un insieme di finestre chiuse, le strade deserte, il buio della notte. Si creò un vuoto inspiegabile nell’aria. Tutto fermo come avvolto nella neve. Uno dei lampioni difronte a Via Ampère 40 iniziò a lampeggiare in maniera asincrona. Mentre l’aria fresca di fine inverno creava una leggera condensa sotto i fasci di luce. Nessuno però era lì per osservare quel fenomeno di luce alternata il cui suono elettrico rompeva il silenzio delle strade.
Così come nessuno era lì per osservare un lungo cappotto grigio, sormontato da un cappello occhialuto, tutto scuro e avvolto da una pesante mascherina, entrare velocemente nel portone della palazzina. Per 5 minuti tutto tornò come prima. Quel silenzio statico interrotto dalle televisioni lampeggianti dietro le finestre degli inquilini.
Tutto restò immobile, le finestre lampeggianti immobili, il lampione rotto immobile, il vento immobile che agitava le foglie.
Passò di lì un fattorino in bicicletta che fu colpito da un’immagine mostruosa, un piccione sfracellato sull’asfalto turbò il suo viandare. Percepì la ruota sopra qualcosa di morbido, abbassò gli occhi e notò le piume sporche di sangue.
Di colpo, dalla finestra del terzo piano uscì fuori l’anziana signora che aveva fatto la guerra in Croazia guardandola in TV. Così l’avremmo vista con gli occhi sbarrati e piena di terrore urlare a bassa voce per non disturbare i vicini “Aiuto mi ammazza, mi ammazza…”
L’anziana signora fu trascinata di nuovo dentro casa.
Il fattorino colpito dalla scena del piccione sfracellato non si accorse di nulla. Alzò ancora di più il volume delle cuffie e proseguì per la sua strada.
Poco dopo il portone della palazzina si aprì di nuovo, il losco figuro tutto scuro, tutto occhialuto, tutto impermeabile, sgusciò via e sparì dietro l’angolo. Nella palazzina di Via Ampère 40 qualcosa di orribile era accaduto e quella figura ne portava un segno indelebile sulla coscienza.
Tutto tornò silenzioso e statico. Sullo sfondo un’Italia in quarantena.