“Avvelenamento da nicotina…”
Mario continuava a fissare la prima pagina del giornale sulla scrivania senza muovere cenno. Nel frattempo Martini osservava il ragazzo con tono severo dietro la mascherina.
“Ragazzo, guardami!” tuonò Martini. Nulla, Mario non riusciva a credere a quello che stava leggendo sul giornale. A quattro giorni dall’omicidio la sentenza era già stata scritta a chiare lettere dagli editorialisti di tutta Italia. Le prime pagine riportavano la stessa dicitura:
“Delitto di Via Ampère. Per l’eredità? Indagato il giovane vicino”
“Ohhh” Martini prese Mario per il bavero della camicia e iniziò a scuoterlo violentemente. D’un tratto i due si ritrovarono con gli occhi puntati l’uno sull’altro, a fare da separatore la sola mascherina chirurgica.
“Stammi bene a sentire ragazzo, non ho voglia di perdere tempo”
“Le giuro che non so di cosa parlino i giornali” Mario deglutì così forte che persino Martini riuscì a percepire il suono della saliva scendere per la gola.
Martini mollò la presa e lasciò il ragazzo che si accasciò sulla sedia. Per un attimo l’ispettore abbassò la mascherina per tirare una boccata d’aria nuova. Percepì l’odore dei cumuli di fogli presenti nel suo ufficio che si fece strada tra le narici.
“E va bene…” Martini prese la sedia a rotelle e la spostò di fianco a Mario con un gesto veloce. “Vediamo di esaminare attentamente la situazione” l’ispettore portò entrambe le mani tra i capelli. “La tua vicina di casa viene trovata morta nel suo appartamento, non ci sono segni di effrazione, tantomeno segni di colluttazione, eppure l’assassino è stato così scaltro da iniettare dell’anestetico nel braccio destro della vittima per poi finirla inserendole nella bocca un’intera siringa piena di nicotina liquida. Vuoi spiegarmi tu come è successo?”
Mario spalancò gli occhi e fissò in silenzio l’ispettore per diversi secondi.
“Va bene Mario, ti dirò quello che penso. La notte dell’omicidio ti sei recato a casa della signora con la scusa di parlarle oppure di aiutarla. Mentre la signora era distratta le hai iniettato l’anestetico nel braccio che ha fatto subito effetto. Poi le hai aperto la bocca e hai versato la nicotina liquida nella bocca della vittima. Nicotina che ovviamente puoi trovare in grandi quantità nei negozi di sigarette elettroniche. Un bel lavoretto pulito, non trovi?”
Mario iniziò a socchiudere gli occhi per trattenere la rabbia “Ma perché? Perché avrei dovuto fare una cosa del genere?” Mario fece per alzarsi ma l’ispettore con un gesto delle mani fece pressione sulla sua spalla per farlo stare seduto. “Mi vuole anche dire il perché mi sarei dovuto mettere in un pasticcio simile?”
L’ispettore rise ad alta voce. “Per questo motivo qui Mario…” Martini iniziò a sventolare per aria uno dei fogli presenti sulla sua scrivania. “Lo vedi questo?” “Che cos’è?” “La tua eredità Mario, quello di cui parlano tutti i giornali. Vedi…nel 1980 lo sai quanto valevano le azioni Apple?”
Mario socchiuse gli occhi incredulo “Ma di cosa sta parlando?” esclamò.
“Te lo dico io quanto valevano. Nel 1980 una sola azione Apple valeva 20 centesimi di dollaro. Ora, la signora Minervini di borsa non ne capiva nulla e nemmeno di tecnologia. Tuttavia il defunto marito della signora fu persuaso da alcuni colleghi americani a investire del danaro su quella che sarebbe diventata la Apple di oggi. Il vecchio investì 5.000 dollari sulle azioni comprandone 25.000. Ti rendi conto? La tua vicina aveva ereditato dal marito 25.000 azioni della Apple!” L’ispettore allargò le braccia in segno di stupore canzonando Mario.
Mario continuò a restare ammutolito e a fissare l’ispettore.
“Mario caro, parliamo di un patrimonio di 3 milioni di dollari” l’ispettore allungò la mano destra sul viso di Mario e iniziò a stringergli le mascelle. “Ora hai capito di cosa parlo?” Mario scosse la testa con accenno negativo. Provò a muovere le labbra per proferire la parola “No” ma la mano dell’ispettore iniziò a stringere sempre di più.
“Oggi è arrivata la conferma dal notaio della vittima. Tutto quel patrimonio, poiché la signora non aveva eredi, era destinato a te -l’ispettore iniziò a leggere una nota presente sul foglio- al caro ragazzo che prova in tutti i modi a sfondare nel mondo della tecnologia, mi auguro che questi soldi possano esserti d’aiuto per lanciare la tua attività…”
Mario iniziò a respirare sempre più velocemente in maniera affannosa. “Io non centro niente…io non centro niente…” iniziò ad agitare le gambe “IO NON CENTRO NIENTE” urlò.
“Ohhhhh, e sta buono” gli intimò l’ispettore.
“Mi vuoi dire che tre milioni di dollari, dico tre milioni, non sono sufficienti per incolparti dell’omicidio?”
“Ovviamente no…non sono sufficienti” Mario osservò l’ispettore con occhi irritati.
Martini congiunse le braccia e fissò a lungo il ragazzo.
“Hai ragione, non sono sufficienti per ora…per ora bastano solo a renderti l’indiziato numero uno del caso. Ma attenzione, ti tengo d’occhio ragazzo, al primo passo falso ti acchiappo.”
“Stia tranquillo ispettore…sono certo che scoprirà presto che non sono un assassino…”
L’ispettore annuì rimettendo la sedia dietro la scrivania. Fissò per qualche secondo le carte poggiate davanti a lui. Poi alzò lo sguardo verso Mario “Vai a casa ragazzo…se fossi in te ci resterei chiuso tutto il tempo che serve…tanto ci rivediamo presto” l’ispettore strizzò l’occhio destro e fissò Mario mentre lasciava la stanza.
Appena fuori dalla Centrale di Polizia, Mario abbassò la mascherina in cerca di aria. Poggiò la schiena sul palo della luce davanti all’ingresso e alzata la testa iniziò a respirare con la bocca aperta ad occhi chiusi. Nel buio della sera, il silenzio era rotto solo dal suo ansimare. Prese il telefonino per guardare l’orario. Erano le 19. Nel pieno del lockdown sembravano le due di notte. Non un rumore, nessun vociare, anche la strada era deserta.
Mario fissò per un istante il poliziotto di guardia all’ingresso che lo scrutava con fare indifferente. Poi con una leggera spinta del busto si avviò verso casa.
Nel silenzio, il vuoto delle strade faceva eco ai suoi passi veloci. Infilate le mani in tasca alzò le spalle quasi a schernirsi il viso.
D’un tratto il suono dei suoi passi si fece più acuto e la eco iniziava ad aumentare. Ora sembravano quattro piedi sulla strada, poi sei, poi un numero indefinito.
Mario si fermò all’istante, ma l’eco dei passi non si arrestò subito. Per mezzo secondo ancora Mario percepì il rumore di scarpe sul marciapiede.
Si voltò di scatto, nessuno in giro. Prese dalla tasca destra il pacchetto di sigarette semivuoto. Portandoselo al viso tirò via col labbro una sigaretta e l’accese. Riprese a camminare e girò bruscamente l’angolo aumentando il ritmo. L’eco dei passi si fece nuovamente numeroso. Mario si fermò di nuovo e poggiatosi ad un semaforo lampeggiante giallo si rannicchiò con le mani fra i capelli. “Dai coraggio…andrà tutto bene” Mario iniziò a dondolare avanti e indietro continuamente. “È solo un’impressione, solo lo stress”. Mario si alzò in piedi e riprese a camminare. Ancora due isolati prima di incrociare la macchina di un’agente di sicurezza. Poi di nuovo il vuoto. Ancora un’ambulanza a sirene spiegate accompagnò il percorso di Mario per 50 metri, facendolo sentire meno solo. Appena arrivato all’angolo di casa Mario accelerò il passo ancora di più. Aveva iniziato a frugare nervosamente nelle tasche in cerca della chiavi.
Era ormai vicino. Proiettò le chiavi in direzione della toppa del portone…
Improvvisamente sentì nuovamente un rumore di passi provenire da destra. Mario girò di scatto la testa, mentre percepì come un’ombra arrivare dalla sua sinistra. Alla sua destra invece una figura umana apparve davanti a lui “Buonasera…serve aiuto” Mario strizzò gli occhi per cercare di mettere a fuoco la figura. Poi un flash improvviso lo accecò. Mario portò d’istinto la mano destra sugli occhi. Mentre un dolore lancinante iniziò a pervadergli dietro la schiena. Un bruciore così forte che lo costrinse ad accasciarsi a terra. Mario iniziò a chiudere lentamente gli occhi. “Cosa…cosa…” una voce gli entrò nell’orecchio, era quella di una donna che proveniva da lontano “Aiuto! Qui si sparano!” poi chiuse gli occhi. Buio.