La musica è cambiata, quantomeno come la ascoltiamo. In pochi anni gli MP3 di dubbia provenienza hanno sostituito i CD e, successivamente, la legalità ha trionfato grazie a servizi come Spotify e affini. Perché faticare a scaricare musica pirata quanto posso avere praticamente qualsiasi album esistente gratis e in maniera legale tramite Spotify? Più o meno è questo che hanno pensato i 140 milioni di utenti attivi della piattaforma di streaming. Alcuni di loro trovano anche conveniente pagare dieci euro al mese per poter scegliere la sequenza di canzoni e ascoltare a qualità più elevata, ma la maggior parte si accontenta dei servizi gratuiti. Ecco spiegato come mai, a dispetto del tanti miliardi racimolati nei vari round di investimento, l’ultimo bilancio evidenzia un rosso di quasi 400 milioni.
Entro qualche mese Spotify entrerà nel mercato azionario ed è quindi il momento di giocarsi tutte le carte per guadagnare più capitale, oltre che la fiducia degli investitori. L’ultima novità in test è la possibilità di inserire canzoni sponsorizzate nelle playlist. Le etichette, oltre a poter investire il loro denaro su banner all’interno dell’app o sponsorizzando playlist, potranno ora pagare per far apparire una canzone all’interno delle playlist. Un modo meno invasivo e probabilmente più efficace rispetto ai banner o alle interruzioni pubblicitarie che fino a ora hanno accompagnato la versione gratuita di Spotify.
Andando a visualizzare la playlist, il contenuto sponsorizzato verrà evidenziato ma all’ascolto sembrerà tutto naturale, come se fosse semplicemente un’altra canzone. Questo anche perché – a quanto dichiara Spotify – queste canzoni finiranno nelle liste di ascolto di persone affini a quel genere musicale. Per capirci, per quanto possano investire i Metallica su un loro brano, questo non andrà a finire nella playlist di chi ascolta solo jazz. Chi vuole potrà in ogni caso disabilitare l’opzione.
Mentre Spotify si prepara allo sbarco in borsa Apple non si limita a guardare e aggiorna a modo suo Apple Music. Come? Nel modo più semplice e facile da comunicare: abbassando il prezzo. A 99 dollari all’anno, Apple Music è attualmente il servizio più economico di streaming musicale privo di pubblicità.
Il CD è insomma destinato a rimanere un polveroso dischetto argenteo da tenere in soffitta, privo pure del fascino del vinile. Allo streaming, del resto, hanno aderito tutti. Anche gli irriducibili come Taylor Swift e i Beatles che, dopo essersi fatti desiderare a lungo, hanno reso disponibili praticamente ovunque i loro album.