Con ogni pensiero, tentare di conoscere i propri difetti e correggersi per tutta la vita: questa è la Via.
(Yamamoto Tsunetomo)
Essere un’agenzia di comunicazione oggi è complesso. Il lavoro dell’Agenzia pubblicitaria, come si diceva negli anni’80, non è mai stato rose e fiori ma oggi, con il proliferare dei media, delle piattaforme e delle tecnologie, ogni singolo progetto deve essere realizzato in modo più articolato rispetto al passato. Fino a qui sarebbe tutto facile: molte sfide, molto divertimento. Spesso però ci troviamo nella condizione di svolgere anche il compito di digital evangelist, quasi nostro malgrado, per una ragione molto semplice: la domanda è fortemente sbilanciata verso i “nuovi” media. Che per la verità, all’alba dei dieci anni di esercizio per alcuni (Facebook, per esempio) e più di quaranta per altri (la posta elettronica), di nuovo hanno ben poco.
Il bisogno di una vera trasformazione digitale
Sebbene tutti hanno almeno uno smartphone e, quindi, almeno un collegamento a Internet, è anche vero che la consapevolezza degli strumenti digitali in Italia molto spesso è lasciata alla buona volontà del singolo. Di conseguenza Capita molto spesso di trovare persone che sono bravissime con i filtri di Instagram ma non sanno inviare una fattura in formato PDF senza passare dall’antico dedalo stampa –> scansione.
Oppure, al contrario, sono eccezionali con i programmi da ufficio e la posta elettronica, ma la loro azienda non è nemmeno posizionata correttamente su Google Maps.
Tutto questo perché, all’interno, il Digitale è stato abbracciato in modo discontinuo, non organico, sulla base di quello che in uno specifico momento si riteneva fosse importante.
Spesso, il lavoro di un’agenzia come la nostra è anche quello di cercare di fare ordine, almeno per quanto riguarda gli aspetti strettamente legati al mondo della comunicazione: siti aziendali, pagine Facebook, account Instagram e così via.
Faccio l’imprenditore, non l’informatico
Vi raccontiamo un dialogo abbastanza comune che può avvenire in qualsiasi luogo d’Italia e in un’azienda di qualsiasi dimensione.
Imprenditore: “Carissimi, è un piacere collaborare con la vostra Agenzia. Vorremmo lavorare con voi a un piano di branding che – finalmente – ci permetta di usare Internet per farci pubblicità e vendere”.
Hydrogen: “Perfetto! Avete già una pagina Facebook, un account Twitter o di qualche altro social network?”
Imprenditore: “Si, avevamo fatto qualcosa; se ne occupava Giovanni*!”
Hydrogen: “Ottimo: potreste chiedere a Giovanni di farci avere gli accessi?”
Imprenditore: “Giovanni non lavora più con noi…”
Hydrogen: “Vi ha lasciato le password e gli accessi?”
Imprenditore: “Non lo so, di solito parlava con Maria…”
Segue un po’ di conversazione imbarazzata che, di solito, finisce con Maria che ricorda all’imprenditore che Giovanni aveva fatto tutto con la propria mail personale e che ora si è trasferito a Fredrikstad, a sud di Oslo, dove fa con gioia il falegname.
Di solito, a questo punto, quando cerchiamo di spiegare quanto quei dati fossero importanti, la risposta che riceviamo è sempre più o meno la solita: “Immagino… ma io non faccio l’informatico”.
*Praticamente in ogni PMI italiana è passato almeno un Giovanni che, con alterne fortune e armato solo di buona fede e una volontà incrollabile, ha provato a traghettare l’azienda nel mondo digitale, combattendo eroicamente. Si racconta che a Fredrikstad ci sia un pub abitualmente frequentato da moltissimi Giovanni. Il pub non ha un sito Internet né una pagina Facebook.
Esiste ancora l’informatica?
Ovviamente si, ma spieghiamo il senso della domanda e di questo post. Naturalmente ci basterebbe aprire una qualsiasi pagina umoristica per trovare decine di risposte argute e passive/aggressive all’affermazione di cui sopra.
Ma non è né la sede né la nostra intenzione. Quello che voglia
mo fare è gettare le basi per costruire un ponte verso il digitale per tutte le aziende che per qualche ragione non lo hanno abbracciato. Passando per due punti fondamentali.
La trasformazione digitale deve avvenire per risolvere problemi, non per crearne di nuovi. Questo è un dovere di tutti, dai sistemisti che progettano gli uffici fino alle agenzie di comunicazione come noi, che devono aiutare le aziende a comunicare sui media digitali in modo facile e produttivo.
Allo stesso modo però, gli imprenditori, le aziende, dovrebbero prendersi un impegno: accettare di aprirsi al Digitale quel tanto che basta per poter “girare la chiave” nelle loro attività.
Il Digitale è come i trasporti? Quasi…
Proprio il paragone dell’auto è particolarmente interessante: infatti le aziende “non digitali” che hanno avuto maggior successo nel campo sono proprio quelle che hanno abbracciato un concetto tanto semplice quanto efficace: non è necessario essere “informatici” per godere dei vantaggi della Digital Trasformation. Esattamente come non è necessario essere meccanici per avere una bella flotta di auto aziendali.
Il trucco è tutto qui: bastano le giuste conoscenze di base e aziende, agenzie nel nostro caso, con cui instaurare un sano rapporto di fiducia.